L’insostenibile pesantezza della democrazia

Con un forte astensionismo che a volte tocca punte di oltre il 50% governa non chi ottiene la maggioranza ma chi prende più voti. Di quale governo del popolo stiamo dunque parlando? Popolo che in gran parte fatica ad arrivare a fine mese, sfiduciato dalle istituzioni democratiche.
Tutto questo pare interessare poco ai governanti di turno che, una volta prese in mano le leve del comando, grazie ad una pericolosa delega in bianco,
si rendono indipendenti dai loro elettori. Leggi e regole sempre più restrittive limitano la vita dei semplici cittadini mentre la tabella di
marcia dettata dai soliti poteri forti avanza incontrastata.
Speculazioni economiche, energetiche, sanitarie, immobiliari restano la costante di ogni governo, orientato ad uno sviluppo sempre
meno sostenibile in senso ecologico e sociale. Il disastro ambientale avanza inesorabile, si allarga l’abisso tra ricchi e poveri, mentre i ceti medi
scivolano in basso.
Quante nefandezze e crimini in nome della democrazia. Dall’invio di armi e munizioni ai Paesi belligeranti al voler realizzare opere faraoniche
(il ponte sullo stretto) all’Alta Velocità penalizzando la rete ferroviaria locale, alla devastazione del territorio montano, non solo a causa di
infrastrutture olimpiche. Il 2026 si avvicina. Nel frattempo studenti in piazza per il diritto allo studio e alla casa
vengono brutalmente manganellati. Cariche contro scioperi e picchetti di lavoratori della logistica e di tutti coloro che protestano per affermare
sacrosanti diritti e spazi vitali. Addirittura sindacalisti di base arrestati con l’accusa di “estorsione” per la richiesta di aumenti salariali.
Purtroppo si tende a confondere l’idea di democrazia con quella di libertà, usata da tutti gli uomini e le donne di Potere per sciacquarsi la bocca durante le campagne elettorali. Il concetto di uguaglianza è andato disperso da tempo e pure la fraternità è messa assai male.
Ma è appunto dalla fraternità che bisognerebbe ripartire, con meno social e più rapporti diretti, fisici e orizzontali tra le persone. Ricreare
forme di comunità partendo dalla base dei nostri bisogni è oggi indispensabile per uscire dall’apatica rassegnazione.
I nostri problemi non sono solo un fatto personale che possiamo risolvere individualmente. La questione è sociale ed è socialmente che dobbiamo
esprimere i nostri bisogni contro chi ci vuole umiliati e offesi. Ricreare forme di autonomia per sviluppare proteste e lotte dal basso è l’azione
collettiva più logica e intelligente da mettere in campo.
Tutto il resto è aria fritta.