Contro la pace che provoca guerre

Contro la pace che provoca guerre Possiamo paragonare ogni guerra all’incendio di un bosco, dove è utile buttare subito acqua sul fuoco e non benzina.I governanti di questo mondo assurdo pare non siano di questo parere, negando le più elementari logiche di sopravvivenza.

Ogni guerra è il prodotto di tensioni accumulatesi nel precedente dopo-guerra.

Guerre innescate da una pace fondata sullo sfruttamento, nuovi schiavismi, controllo di territori, materie prime, risorse energetiche e alimentari, ad opera di meno dell’uno per mille di quell’umanità che ha in mano le ricchezze e i destini dell’intero Pianeta. Per questi motivi attualmente ci sono nel mondo circa 60 conflitti grandi e piccoli.

Quello tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Biden è il più esteso e pericoloso, non solo perché si combatte nel cuore dell’Europa.

Stanno ridisegnando nuovi equilibri globali incrementando il disastro ambientale in atto. All’interno di ogni Stato scarseggiano purtroppo i conflitti sociali, quelli in grado di scuotere il potere dell’uno per mille dell’umanità e dissuadere ogni governo dal muovere guerre contro altri Stati.

Antimilitarismo ed ecologismo radicale fanno parte del nostro DNA, così come il disprezzo verso ogni forma di autorità legalizzata o meno, civile e militare.

Sarebbe utile pensare seriamente tutti insieme a come mettere in campo queste insorgenze sociali, senza farsi grandi illusioni ma coscienti di camminare nella direzione giusta.