Olimpiadi alla luce del sole

Olimpiadi alla luce del sole Per valutare criticamente il modello delle grandi opere e dei grandi eventi non si ci si deve arrovellare molto, perché gli stessi documenti ufficiali dichiarano apertamente le false promesse e i veri intenti. E’ questo anche il caso delle Olimpiadi 2026.

Tra mille ritardi, che giustificano il Commissariamento dell’evento, con le conseguenti scorciatoie sulle Vas (valutazione ambientale strategica) e sulle procedure di appalto, fin dall’inizio alcune cose apparivano evidenti. Basta rileggersi il dossier di candidatura “Milano Cortina 2026” per capire gli scopi e, soprattutto, i mezzi ideati per raggiungerli.

Il grande evento promette principalmente lauti guadagni (per chi?), una serie di strutture da lasciare in eredità alla popolazione locale, e il sempreverde aumento occupazionale. Basterebbe guardare i casi precedenti di Torino 2006 e Expo 2015 , a cui queste olimpiadi si ispirano, per capire che si tratta di … menzogne. I guadagni potranno arrivare alle imprese appaltatrici e ai grandi impianti sciistici e ricettivi, con aumento del turismo ma poi, tra rincaro di affitti, prezzi, costi di gestione, i vantaggi saranno tutt’altro che diffusi.

Le opere infrastrutturali, quando non extradimensionate (come il palaghiaccio di Sondrio), saranno a servizio del turismo mordi-fuggi che mira alle piste bianche, rilasciando al passaggio solo gas di scarico. Le vie più larghe e gli svincoli apriranno distese laterali per nuovi capannoni, come a Castione, con conseguenze economiche gravi sulle attività e sulla vitalità di paesi e città. La promessa di occupazione, si legge sul “Dossier”, diventa ‘opportunità di lavoro volontario’. Sì perché il volontariato, nella visione dei promotori, deve diventare colonna portante di questo e futuri Grandi Eventi.

Via libera a campagne persuasive nelle scuole e negli spazi sportivi per assoldare giovani sottopagati o ancora meglio per nulla pagati. Sicuramente potranno aggiungere al curriculum una medaglia al valore ‘sfruttato dell’anno’. Il lavoro non pagato a servizio di un grande evento è solo sfruttamento!

Ci sarebbe poi tanto da dire sul Green-Washing ideato dai Promotori (finto impegno nella tutela ecologica), sulla militarizzazione dei territori, sugli sfratti di famiglie che stanno già avvenendo oggi a Milano per garantire spazio per villaggi olimpici: le Olimpiadi non sono di certo fatte nel loro interesse.

E non sono di certo nell’interesse dei Valtellinesi che vedranno progressivamente impoverirsi la naturalità e la vivibilità del territorio, con la diffusione del ‘modello brianza’ e con l’aumento di zone commerciali, fast food e cavalcavia.

Ma allora… nell’interesse di chi?

Chiariamoci: queste Olimpiadi non sono il male assoluto che arriva a sconvolgere un contesto altrimenti idilliaco, ma sono anzi la continuazione di un modello sbagliato di pianificazione che guarda ancora solo alla mercificazione di risorse, territori e persone, senza una visione a medio-lungo termine, e senza considerare i danni collaterali.