Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Vince le elezioni non chi ottiene la maggioranza ma chi prende più voti. Questo fregandosene del fatto concreto che circa il 50 per cento dei potenziali elettori disertino le urne. Vogliono poi falsare le percentuali ottenute da ogni partito calcolando i dati sull’intero corpo elettorale. Se, ad esempio, per ogni 100 elettori un partito ha preso il 24 per cento significa che con la metà dei votanti la percentuale va dimezzata, riducendola a 12 voti. Non bisogna essere dei geni della matematica per capirlo. E l’hanno ben capito i politici che ottengono benefici da ogni tornata elettorale, in questi spettacoli poco entusiasmanti che segnano le schermaglie tra governo e opposizioni. Della recente onda astensionista, infatti, ne parlano poco e male. A differenza dei molti qualunquisti che una volta riposta la scheda nell’apposita urna (funeraria) tornano alla loro indifferenza quotidiana, gli astensionisti hanno un grande merito. Non danno carta bianca a chi durante il proprio mandato si eleva dal corpo elettorale portando avanti gli affari suoi. E’ già un primo passo di libertà rifiutare il perverso rapporto a senso unico elettore/eletto. Il problema è come proseguire con almeno altri cento passi, magari sviluppando una forte idea di bene comune facendosi carico di ogni azione orientata all’uguaglianza sociale. Nel frattempo ci resta una democrazia da operetta dove ministri e burocrati di ogni epoca geopolitica continuano a emettere leggi al cupo suono del codice penale.
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L’astensionismo vince le elezioni
Luglio 24th, 2024 — General
I moderni Lanzichenecchi sono benestanti e vengono da Milano –
Luglio 22nd, 2024 — General
Arrivano a ondate dal venerdì pomeriggio a sera inoltrata. Ripassano la domenica in un lungo, continuo ed infinito serpentone di automobili nel ritorno verso la metropoli e i suoi dintorni. Non ci portano la peste come i mercenari lanzichenecchi che attraversarono la Valtellina nel 1630 ma l’inquinamento da gas di scarico non è da poco. In quanto a devastazione questo turismo di massa mordi e fuggi, usa e getta, non fa sconti alle nostre vallate già abbondantemente deturpate da impianti idroelettrici e linee dell’alta tensione. Nuove gallerie, tangenziali, svincoli e quell’insieme di opere utili ad una maggiore viabilità sono la risposta amministrativa a questo periodico esodo turistico. Diminuendo i tempi di percorrenza aumenta inevitabilmente il traffico, asfaltando sempre più il fondovalle ormai invaso da una miriade di capannoni stile Brianza spuntati come funghi. E’ una moderna forma di colonialismo fondata sulla speculazione di chi, economicamente benestante, si sente padrone del mondo. Ceti medi in ascesa, piccola e grande borghesia, arricchiti dell’ultima ora, danno cosi l’assalto a Bormio, a Livigno, ai luoghi del lusso artificiale, occupando seconde case, alberghi e appartamenti in palazzi cittadini trapiantati in alta montagna. L’Aprica è un esempio indicativo. La peste del profitto, dove tutto è mercato, ha contaminato anche i nostri territori e i suoi abitanti a causa di una Milano capitale della speculazione immobiliare e finanziaria, con un alto numero di abitanti impossibilitati a vivere una casa con affitti sempre più esosi e insostenibili. Abitare nell’hinterland e spostarsi a Milano per lavoro è ormai una scontata realtà per quelle decine di migliaia di persone che difficilmente potranno permettersi un fine settimana di lusso organizzato, nelle nostre Alpi. Territori deturpati, consumo di suolo, traffico congestionato, costi lie- vitati sull’onda turistica, prezzi in vertiginoso aumento per abitazioni troppo spesso affittate per brevi periodi sono i principali svantaggi con cui fare i conti. Non dimenticando il pessimo modello culturale che passa attraverso il consumismo monetario; nel rapporto esclusivamente mercantile tra turisti e abitanti del luogo. Per chiudere il cerchio ci mancavano le Olimpiadi invernali 2026, i dannosi fondi del PNRR e un mondo asettico, digitale e altamente energivoro. Ai lanzichenecchi della Borsa di Milano non importa preservare i paesaggi e i delicati ecosistemi di montagna. Tra un affare e l’altro, nel tempo libero, non hanno problemi a invadere le nostre vallate con i loro potenti SUV, mentre a noi, anche questa estate, con la ferrovia Tirano-Colico interrotta per infiniti lavori, ritoccherà restare senza treno.
LE GUERRE COMINCIANO DA QUI
Aprile 30th, 2024 — General
Quando si parla di guerra ci si affretta a fare molti distinguo ed analisi geo-politiche: chi è l’aggredito e chi l’aggressore, chi deve essere sanzionato e chi no, chi è il terrorista? Insomma l’eterno gioco di politici e pennivendoli che, come sempre, si allineano con l’asse di potere dal quale dipendono. Si tace invece sulle responsabilità del proprio Stato e su quanto siamo tutti complici e vicini a queste guerre lontane. Ecco perché ci sembra importante accennare a un argomento scomodo, scientemente taciuto dai media: le guerre interessano anche i nostri territori. Direttamente, in quanto da qui partono le missioni dell’esercito italiano nei diversi fronti di guerra e qui hanno un ruolo attivo le varie basi Nato sparse nel paese, in particolare in Sardegna e Sicilia, ma non dimentichiamo la vicina Ghedi (BS), fornita di testate nucleari. Le guerre però sono alimentate in modo diretto anche dall’apparato bellico industriale: tutte le fabbriche che producono armi, munizioni e componenti utili al settore militare o della difesa. Nel territorio della provincia di Lecco sono presenti, da una prima ricerca dell’Assemblea permanente contro le guerre costituitasi su quel territorio, circa 13 ditte che a vario titolo collaborano con il settore militare: la più famosa è la Fiocchi Munizioni. L’azienda più vicina territorialmente alla Valtellina è invece Telespazio a Gera Lario, che si occupa di comunicazioni satellitari per scopi non solo ci vili ma anche militari. Dal punto di vista teorico invece, ci si prepara alla guerra con un clima sempre più intriso di militarismo: parate e rievocazioni dal tono nostalgico per le guerre passate, campi estivi degli Alpini (corpo militare coinvolto sui fronti di guerra passati e presenti) per bambini e ragazzi che sostengono l’importanza della disciplina e dell’obbedienza, interventi delle forze dell’ordine nelle scuole sugli argomenti più disparati, ma tutti affrontati come “problema di sicurezza”. Sempre nel mondo della scuola: l’alternanza scuola-lavoro, già deprecabile di per sé, all’interno di aziende legate al militare.
I clima di militarismo e nazionalismo che si respira viene difeso ad ogni costo attuando un fronte interno della guerra: la repressione sempre più dura di ogni dissenso. Crediamo sia fondamentale portare avanti anche in Valtellina un lavoro di ricerca sulle ditte che collaborano con il mondo militare perché conoscere è il primo passo per agire da qui, per diventare un granello di sabbia nell’ingranaggio della guerra!!!
In questa prospettiva ricordiamo l’importante appuntamento del 18 maggio a Lecco:
CORTEO DISARMIAMO LA FIOCCHI, con partenza ore 14.00 da Piazza Garibaldi. (per info: guerrallaguerra@inventati.org).
RIBELLARSI AL FUTURO
Aprile 30th, 2024 — General
Quando tempi oscuri si affacciano all’orizzonte assai sbagliato è il pensare che qualsiasi cosa succeda, tanto non toccherà a noi. Condito il tutto da fatalismo e rassegnazione si arriva a quell’indifferenza generalizzata che segna i nostri tempi moderni.
Non è solo una questione di crisi economica che, dai ceti medi in giù, colpisce duramente il nostro potere d’acquisto. In ogni parte del mondo si affermano regimi autoritari e le nostre stesse democrazie perdono credibilità alla prova dei fatti concreti che condizionano le nostre esistenze, all’ombra di precarietà, incertezze e repressioni del dissenso.
Una civiltà sempre più digitale, affamata di dati riguardanti ogni aspetto della nostra vita è solo l’aperitivo di una grande tavola che ricopre l’intero Pianeta. Si prospetta per il futuro una grande abbuffata, non solo economica, per i padroni della finanza, del Capitale e di chi ha in mano le leve del comando. E’ la solita arroganza di Potere, godendo nel decidere della vita e del destino di miliardi di persone e dell’intero eco-sistema.
Al di sopra di ogni governo il mondo digitale che ci circonda è inevitabilmente totalitario. Non esistono obblighi di legge nell’essere connessi a internet, sviluppare un rapporto erotico con il proprio smartphone o comunicare via social ma, senza strumenti digitali, non si va quasi da nessuna parte. Lavoro, burocrazia, acquisti, viaggi, servizi… tutto è connesso alla rete e i pesci siamo noi. Ribellarci al futuro significa non accettare passivamente tutto quello che ci viene calato dall’alto, vuol dire rifiutare la cultura dell’immagine, dell’apparenza, imparando a guardare la sostanza dei fatti. E’ nell’oggi che bisogna dunque agire, contestando ogni autoritarismo, togliendo consenso alla propaganda di guerra, disertando social e una dimensione virtuale che vita non è.
Un appello soprattutto alle nuove generazioni affinché la cultura della diserzione diventi pratica di libertà, anche nella prospettiva che una eventuale reintroduzione del servizio militare obbligatorio trovi la massima opposizione possibile.
Oggi esiste ancora qualche spazio di libertà ma affrettiamoci a ribellarci al futuro. I bimbi crescono, i genitori invecchiano e i tempi stringono.
IL 25 APRILE, GLI ALLEATI, LA RESISTENZA TRADITA
Aprile 30th, 2024 — General
Nel 1945, con il conflitto ancora in corso, si stavano già delineando le prospettive di una futura guerra fredda che avrebbe condizionato la seconda metà del novecento. Sconfitte le potenze dell’Asse (Italia, Germania, Giappone) i vincitori del Risiko mondiale, ovvero gli Alleati a trazione anglo-americana e i sovietici, si apprestavano a dividersi le aree di influenza geopolitica.
Le bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki non volevano certo piegare un Giappone allo stremo ma piuttosto sperimentare una inedita e distruttiva arma nucleare. Il messaggio di questa devastante potenza di fuoco era soprattutto diretto all’Unione Sovietica, futuro nemico e concorrente nell’egemonia mondiale.
Non va dimenticato che, mentre i partigiani combattevano contro l’esercito tedesco e le milizie fasciste, gli Alleati bombardavano le nostre città, mitragliavano i nostri paesi e provocavano innumerevoli vittime tra la popolazione civile, in nome della libertà e della democrazia.
Il 25 Aprile è la data ufficiale della Liberazione dal nazifascismo, segnando la fine di un Regime autoritario e guerrafondaio che aveva portato lutti e devastazioni all’intero Paese. Alla conquista dell’Impero Mussolini e i suoi gerarchi avevano azzerato l’autonomia politica dell’Italia, sconfitta militarmente e asservita dal 1945 ad oggi agli interessi economici e strategici degli Stati Uniti.
La Resistenza fu tradita innanzitutto dagli stalinisti del Partito Comunista Italiano che frenarono ogni spinta verso un cambiamento radicale contro le ingiustizie di uno Stato da sempre autoritario. Fu tradita dal comunista Palmiro Togliatti che nel breve incarico di ministro della Giustizia operò per una amnistia generale dei fascisti.
Molti ex partigiani furono invece perseguitati anche con anni di carcere mentre ex gerarchi e funzionari del passato Regime si riciclarono negli apparati della nuova Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Prefetti, questori, burocrati, dirigenti d’azienda cambiarono camicia continuando a fare carriera. Indicativo l’esempio di uno squallido personaggio come Marcello Guida: ex direttore del confino fascista di Ventotene, ce lo ritroviamo questore a Milano nel dicembre 1969, presente nella stanza al quarto piano della Questura, dove fu defenestrato il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli.
La strategia della tensione, la strage di Stato di Piazza Fontana, le repressioni negli anni Settanta e Ottanta, la diffusione dell’eroina, furono la risposta autoritaria ad una generazione che aveva rimesso in campo i valori della Resistenza.
Decenni di complicità delle opposizioni istituzionali con il padronato ed i Poteri forti hanno portato l’Italia contemporanea allo sfacelo, contribuendo a far salire i fascisti del terzo millennio al governo.
Perciò… attenzione! Sono autoritari, arroganti e pure guerrafondai.
Vorrebbero che l’Italia entrasse direttamente in guerra per l’Impero Occidentale in Ucraina, nel Mar Rosso, o in futuri fronti vari ed eventuali. Con la soddisfazione di essere servi sì degli americani, ma di serie A.
Quale intelligenza?
Marzo 21st, 2024 — General
Dobbiamo finalmente sfatare il mito dell’intelligenza umana, ancora troppo spesso equiparata ad una qualità divina. La
nostra intelligenza ci consente di … scoprire le leggi della fisica e al contempo di pianificare genocidi… di curare malattie rare di alcuni
bambini, e al contempo di farne morire a migliaia, di fame o di guerra…
Mentre l’intelligenza “inferiore”, quella degli altri animali, non è mai riuscita a ideare bombe al fosforo.
Queste considerazioni ci sconvolgono un po’, perché nel linguaggio comune essere intelligenti è sinonimo di buon senso, per discernere l’utile
dal dannoso, il bene dal male, per cooperare in vista di un bene comune.
Poi scopriamo che l’astratto “bene di tutti” in bocca a governanti di ogni risma, diventa riservato a pochi, a danno dei molti. Gli eletti, siano
scienziati o giudici, intellettuali o Uomini di Stato, si scopre ben presto, non sono più meritevoli né più intelligenti degli altri…
E oggi, non fidandoci più dell’intelligenza umana, stiamo pensando di andare oltre, desiderandone una artificiale, che presumiamo più oggettiva e
incontestabile.
Anche nei nostri territori valtellinesi sta girando il carrozzone della propaganda pro Intelligenza Artificiale (I.A.), travestito da dibattito
su “rischi e opportunità” dell’ennesima imposizione tecnologica. Una rivoluzione devastante, quella dell’I.A., che porterà a un efficace iper-controllo
della popolazione attraverso ogni mezzo elettronico (telefono, computer, elettrodomestico). Dietro la comodità e la gratuità dei prodotti digitali si cela infatti la sottrazione continua dei nostri dati personali: dati resi disponibili a qualsiasi Multinazionale, Governo, Polizia bene o male intenzionata, presente e futura.
Per le leggi di Mercato non esiste nulla di gratuito e quindi nel mondo del digitale quando leggiamo “gratis” dobbiamo capire che il prodotto
in vendita siamo noi stessi, sotto forma di dati: i nostri desideri, le nostre abitudini, i nostri spostamenti, le nostre relazioni sociali,
insomma … La nostra libertà.
Il progetto militare dell’intelligenza artificiale è nato nel dopoguerra ma solo ora diventa realizzabile a livello globale. Nessuno parla dei retroscena
e degli impatti devastanti di queste tecnologie: per sostenere l’I.A. e la digitalizzazione si consumano vagonate di petrolio e d’acqua. Il petrolio serve a fornire l’energia elettrica ai server (che raccolgono i dati) in ogni angolo di mondo; le riserve di acqua servono a calmarne i bollori per evitare surriscaldamenti e blocchi. L’impatto ambientale degli apparati digitali è enorme e crescente, in ogni passaggio produttivo, dal reperimento delle terre rare per costruirli, che inquina terreni e falde, alla distribuzione di chilometri di cavidotti sotto l’asfalto e sotto gli oceani, e continua… fino allo smaltimento di ogni componente elettronico
gettato nella differenziata, che va a inquinare i villaggi-discarica africani.
Lo scopo della digitalizzazione e dell’I.A. non è la soluzione al problema ecologico, visto che esso stesso ne è parte e contribuisce anzi a aumentare la voracità energetica del sistema economico.
Dovremmo smettere di delegare all’intelligenza di altri, governanti umani o disumani artificiali, e iniziare ad avere più fiducia nelle nostre capacità come singoli e come comunità, adottando strumenti che non ci rendano schiavi ma che possiamo gestire e controllare.
Terra promessa e nazionalismo religioso
Marzo 21st, 2024 — General
Pare non ci siano molte alternative per i palestinesi di Gaza. Con la scusa della guerra contro Hamas lo Stato di Israele sta operando un massacro senza precedenti, allargandosi fino alla Cisgiordania. I palestinesi sono un ostacolo alla Terra Promessa e quindi vanno tolti di mezzo in nome della democrazia. Un minuscolo
olocausto, un’affermazione di dominio tanto per mettere in chiaro chi decide e deciderà i destini del Medio Oriente.
Sei milioni gli ebrei assassinati nei campi di sterminio nazifascisti. Fortunatamente i palestinesi non sono così numerosi. Di certo agli attuali
governanti israeliani – esponenti della destra più religiosa e autoritaria – non dispiacerebbe l’idea di una drastica soluzione, non considerando
che le simpatie per gli ebrei durante e dopo le persecuzioni del secolo scorso sempre più stanno evaporando come le acque del Mar Morto. Governo,
esercito e coloni stanno eliminando migliaia di palestinesi ed è come se i 6 milioni di ebrei fossero stati uccisi due volte. Oggi i nazionalisti
religiosi vogliono dare il colpo finale all’occupazione delle terre palestinesi con una popolazione privata di ogni fonte di sussistenza, senza
più case abitabili e ridotta alla fame, da espellere in luoghi lontani.
Qualche ministro israeliano ha prospettato una deportazione in Congo o in Arabia Saudita. E ci si chiede… perché non in Florida o in California?
Ipocrisia democratica di U.S.A., Unione Europea, Paesi dell’area occidentale e opportunismo economico dei governi arabi stanno scavando la fossa al
popolo palestinese che, a questo punto, è diventato scomodo un po’ a tutti.
Si rinnovano poi alleanze e si riconfermano affinità politiche. Il governo tedesco con isteria ha subito represso le prime manifestazioni pro Palestina
e persegue ogni atto, considerato antisemita, forse per cancellare qualche senso di colpa. I governanti italiani, eredi del fascismo storico,
sono in piena sintonia con quelli israeliani, a dimostrazione che da ogni padre autoritario del Nazionalismo può generarsi un rinnovato Fascismo,
in ogni epoca e in ogni luogo. Anche in un Paese fondato da superstiti di Auschwitz.
E poi basta con questo mito irrazionale del Messia e di una Terra Promessa che per volontà divina, diritto antico e moderna forza militare deve
essere ad ogni costo la Palestina. Per noi terra promessa significa un Pianeta dove c’è posto per tutti, pulito da ogni autorità e logiche di dominio.
Eco-socialmente sostenibile.
L’insostenibile pesantezza della democrazia
Marzo 21st, 2024 — General
Con un forte astensionismo che a volte tocca punte di oltre il 50% governa non chi ottiene la maggioranza ma chi prende più voti. Di quale governo del popolo stiamo dunque parlando? Popolo che in gran parte fatica ad arrivare a fine mese, sfiduciato dalle istituzioni democratiche.
Tutto questo pare interessare poco ai governanti di turno che, una volta prese in mano le leve del comando, grazie ad una pericolosa delega in bianco,
si rendono indipendenti dai loro elettori. Leggi e regole sempre più restrittive limitano la vita dei semplici cittadini mentre la tabella di
marcia dettata dai soliti poteri forti avanza incontrastata.
Speculazioni economiche, energetiche, sanitarie, immobiliari restano la costante di ogni governo, orientato ad uno sviluppo sempre
meno sostenibile in senso ecologico e sociale. Il disastro ambientale avanza inesorabile, si allarga l’abisso tra ricchi e poveri, mentre i ceti medi
scivolano in basso.
Quante nefandezze e crimini in nome della democrazia. Dall’invio di armi e munizioni ai Paesi belligeranti al voler realizzare opere faraoniche
(il ponte sullo stretto) all’Alta Velocità penalizzando la rete ferroviaria locale, alla devastazione del territorio montano, non solo a causa di
infrastrutture olimpiche. Il 2026 si avvicina. Nel frattempo studenti in piazza per il diritto allo studio e alla casa
vengono brutalmente manganellati. Cariche contro scioperi e picchetti di lavoratori della logistica e di tutti coloro che protestano per affermare
sacrosanti diritti e spazi vitali. Addirittura sindacalisti di base arrestati con l’accusa di “estorsione” per la richiesta di aumenti salariali.
Purtroppo si tende a confondere l’idea di democrazia con quella di libertà, usata da tutti gli uomini e le donne di Potere per sciacquarsi la bocca durante le campagne elettorali. Il concetto di uguaglianza è andato disperso da tempo e pure la fraternità è messa assai male.
Ma è appunto dalla fraternità che bisognerebbe ripartire, con meno social e più rapporti diretti, fisici e orizzontali tra le persone. Ricreare
forme di comunità partendo dalla base dei nostri bisogni è oggi indispensabile per uscire dall’apatica rassegnazione.
I nostri problemi non sono solo un fatto personale che possiamo risolvere individualmente. La questione è sociale ed è socialmente che dobbiamo
esprimere i nostri bisogni contro chi ci vuole umiliati e offesi. Ricreare forme di autonomia per sviluppare proteste e lotte dal basso è l’azione
collettiva più logica e intelligente da mettere in campo.
Tutto il resto è aria fritta.
Democrazie totalitarie
Marzo 21st, 2024 — General
Prima del 1948 in Palestina convivevano tranquillamente palestinesi arabi e palestinesi ebrei. E c’era pure qualche cristiano. Una libera federazione amministrata senza la piramide dello Stato che sostituisse il protettorato inglese (ancora loro a creare problemi) non era certo contemplata. Si è scelto la soluzione
peggiore, cioè fondare lo Stato di Israele per raccogliere gli ebrei della diaspora dando così avvio alla catastrofe. Un vero peccato anche perché gli ebrei sparsi per il mondo sono sempre stati una ricchezza culturale e non pochi hanno contribuito al pensiero antiautoritario anarchico e rivoluzionario.
Gli ebrei nazionalizzati e dotati di uno Stato autonomo non hanno fatto altro che diventare a loro volta dei colonialisti togliendo terre, diritti e libertà agli abitanti del luogo non ebrei. Cioè agli arabi palestinesi.
Tutto il resto è conseguenza che arriva fino ai giorni nostri con il genocidio di Gaza. Un
grave problema che ci crea Israele e che i suoi metodi autoritari, la detenzione amministrativa con la carcerazione pur in assenza di reati, un sistema soffocante di controllo, la presenza costante sul territorio di polizia e militari è diventato un pessimo
modello per ogni democrazia occidentale.
E nessuno ci toglie dalla testa l’idea che anche una democrazia può essere totalitaria.
Contro i violentatori della montagna
Marzo 21st, 2024 — General
Devastazione e saccheggio stanno caratterizzando il rapporto con una montagna sempre più urbanizzata, resa serva e colonizzata da interessi e poteri forti metropolitani. Nel nostro caso valtellinese si parla di Milano, capitale economica d’Italia e motore
di quelle politiche liberiste che poi fanno scuola nel resto del Paese.
Per chi non avesse le idee chiare ricordiamo che liberismo significa favorire le speculazioni
di pochi a danno dell’intera comunità e di un territorio, sempre più violentato
dalle logiche del profitto fine a se stesso.
Cementificare, asfaltare, colonizzare la montagna vuol dire molto semplicemente
ucciderla di morte lenta. Incendi, alluvioni, frane ci ricordano le nostre responsabilità
quotidiane a partire da una classe di amministratori marpioni non certo orientati al bene comune. Se poi è vero che ognuno ha i governanti che si merita, le complicità nella devastazione coinvolgono
ogni ceto sociale.
Anche il silenzio è complice nel permettere il continuo consumo di suolo e la realizzazione di grandi opere spesso inutili e dannose. Gli stessi eventi calati dall’alto, stile Olimpiadi Invernali 2026, sviluppano un colonialismo turistico come pessimo modello economico e
culturale che può solo danneggiare la montagna. Le Alpi che abitiamo andrebbero vissute con rispetto e umiltà, non vanno trasformate nel “paese dei balocchi” per soddisfare i desideri
consumisti di un turismo invasivo, sterile e assai inquinante. In unrapporto di simbiosi, queste montagne hanno fornito risorse vitali, autonomia e rifugio ai nostri antenati che vivevano una dura vita in autosufficienza, curando i boschi, costruendo abitazioni, baite, rifu-gi, muri a secco e terrazzamenti lasciati in eredità alle nostre gene-razioni. E’ un peccato che questo patrimonio stia andando alla malora con l’abbandono delle terre alte per seguire le sirene dell’economia industriale e il mito della città come luogo di liberazione.
Ostacoli alla modernità, resistenti ed accoglienti allo stesso tempo, le montagne, nel corso dei secoli, hanno ospitato eretici, perseguitati religiosi e politici, contrabbandieri, ribelli, profughi, partigiani …
Ci si allarma oggi per l’arrivo di migranti e non si pensa agli innu-merevoli giovani che dopo anni di studio abbandonano le nostre valla-te in cerca di migliori prospettive future.
Altri giovani (pochi) stanno invece coltivando vigne e terreni incol-ti, recuperando antiche sementi locali e cercando di animare cultu-ralmente paesi, frazioni e contrade. Alcuni provengono da fuori Valle lasciando per necessità o per scelta città soffocanti e zone urbani-sticamente degradate.
Che la montagna continui ad essere territorio di accoglienza per tut-ti coloro desiderosi di viverla con rispetto per sopravvivere a tempi sempre più difficili.
La maledizione delle Alpi colpisca invece chi la montagna la devasta e la saccheggia solo ed esclusivamente per accumulare denaro e potere.