Padroni di servire a casa nostra

Padroni di servire a casa nostra Prima della siccità e dell’attuale disastro ecologico la provincia di Sondrio, cioè Valtellina e Valchiavenna, è stata trasformata in una colonia energetica al servizio delle industrie padane. Impianti idroelettrici costruiti nei primi anni del Novecento e fortemente potenziati dagli anni Cinquanta e Sessanta in poi forniscono circa 5 miliardi di kWh annui con 400 milioni di metri cubi di acque trattenute a monte nelle 56 dighe presenti nelle vallate Retiche e Orobiche. Colonialismo significa saccheggiare le risorse di un territorio a danno dei suoi abitanti, al di là di qualche limitato vantaggio iniziale. Ad esempio la mole di lavoro nella costruzione di queste grandi opere ha occupato molti valtellinesi che non si sono certo arricchiti, evitando però l’emigrazione o la fame.

Padroni di servire a casa nostra.

Ma nelle nostre terre ai confini dell’Impero esiste anche un colonialismo di serie B. Quello turistico. Da decenni a questa parte si è scoperto il fascino della montagna coi suoi paesaggi fiabeschi che incantano la vista. Una boccata di ossigeno e piacevoli ritmi tranquilli per chi è abituato ad una vita lavorativa di stress, circondato da palazzi, quartieri dormitorio, centri commerciali, capannoni, svincoli, tangenziali … Si è però perso da tempo il fascino discreto del fondovalle, sempre più urbanizzato, con capannoni cresciuti come funghi mentre per tangenziali, svincoli e sopraelevate si sta lavorando seriamente sull’onda delle Olimpiadi invernali 2026. Non solo in montagna, ma in ogni zona turistica il territorio viene puntualmente stravolto con forte aumento di prezzi e di affitti a danno dei locali abitanti. I luoghi incantevoli diventano esclusivi per turisti benestanti. Limitati o interdetti ad ogni valligiano poco danaroso.

Con i grandi affari legati alle opere olimpiche arriveranno milioni di euro che finiranno nelle tasche dei soliti noti e di novelli ignoti. Anche in questo caso per i valtellinesi ci saranno dei vantaggi immediati, cioè le briciole, mentre i danni al territorio e all’ambiente saranno perenni. Pensiamo solo al traffico di veicoli e ai gas di scarico già da oggi rilasciati in Valle dai flussi turistici di venerdì all’andata e di domenica al ritorno. Tutto questo per garantire una fluida viabilità nel consumare la Magnifica Terra di Bormio o nel godere del consumismo nell’oasi fiscale di Livigno. La Valtellina è già abbastanza colonizzata. Ci mancavano solo le Olimpiadi del 2026.

Nel frattempo, in questa incerta Primavera… speriamo che piova.

Contro la peste digitale

Contro la peste digitaleOgnuno è figlio della sua epoca. Anche per questo prendersela con i giovani d’oggi è fuori luogo. Hanno avuto purtroppo una pessima eredità. E pure una pessima educazione.

Un’eredità fatta di mille incertezze sull’onda del disastro ecologico in atto, e come effetto domino un insieme di infinite negatività collaterali.

Un’educazione improntata sul primeggiare nel primato dei consumi, in una realtà socialmente polverizzata. Il tutto mediato da social, internet e da strumenti tecnologici che limitano i rapporti fisici e diretti da sempre presenti nelle relazioni umane. La peste digitale è pericolosamente contagiosa e colpisce soprattutto le nuove generazioni, nate con gli smart e i tablet nella culla…

Anche un mondo mosso dagli algoritmi è una pessima eredità.

Ansie da prestazione, superficialità relazionali, tempi sempre più ristretti e ritmi anfetaminici, sviluppo dell’individualismo menefreghista sono alcuni degli effetti collaterali che affliggono gli adolescenti. Le responsabilità di tutto questo appartengono però alle vecchie generazioni. Maledetti vecchiacci!!! … legati al profitto, al potere e al conformismo.

Ma, per i giovani, non tutto è perduto. Basta ricreare forme di socialità diretta, pensare più al sesso che ai social, godere della natura, degustare buone letture e fare della cultura un valore, esigere un futuro antiautoritario. Equo e solidale. Senza dimenticare che – come recità una simpatica pubblicità radiofonica – “il computer non ha il tasto della passione”.

Le vostre bollette non le paghiamo

Le vostre bollette non le paghiamo – gli aumenti delle bollette di e lettricità e gas costituistcono un sacrificio richiesto alla società civile (le classi medie e basse: i ricchi non ne risentiranno granché) per la “difesa della democrazia”. In concreto queste sono conseguenze che derivano delle Sanzioni imposte alla Russia, come contrasto alla guerra condotta contro l’Ucraina. Di fatto le sanzioni non stanno funzionando e la guerra non si sta fermando, ma gli aumenti dei costi dell’energia dovremo pagarli noi tutti.

Ma forse la situazione non è neppure così semplice, perché gli aumenti del costo dell’energia sono anche indottia tavolino con le speculazioni finanziarie alla Borsa di Amsterdam sul costo del gas con cui fanno lauti guadagni i fondi e le banche d’affari (come Goldman Sachs).

Infine, a causa di leggi (volutamente) scritte male, si generano enormi extraprofitti, per aziende come Eni ed Enel: infatti tutta l’energia messa in vendita, anche que

lla prodotta con fonti rinnovabili, viene prezzata parametrandosi al prezzo del metano (che aumenta per i motivi scritti sopra).

In pratica, una ennesima crisi annunciata da tempo. Chi ci guadagna… Chi si trova a fare i ‘sacrifici’. Forse questa volta è il caso che diciamo “Basta!

Nuovo governo per il primo giorno di Scuola

Nuovo governo per il primo giorno di Scuola

<<Toh chi si rivede!>> <Mi fa piacere. Tu dove stai?>

<<A destra centro>> <Io a centro destra>

<<Ma qualcuno manca…>> <Si, bocciato. Aveva la colpa di pensare con la sua testa. >

<<Ma a sinistra chi c’è?>> <Ma dove vivi?! Non c’è più la

sinistra!>>

<<Ma allora chi fa l’opposizione?>> <E’ passata al popolo che non è andato a votare.>

<<Posso sperare in un Ministero?>> <Si, ma piccolo. Ha già un nome: difesa dei panda, delle donne, dei gay. Senza portafoglio>

<<E la difesa?>> <Molto importante. Si chiama “difesa dei parlamentari, degli evasori

fiscali, delle multinazionali.>

<<E dell’estero chi si occupa?>> <Quelli che fanno affari con la Cina, gli Emirati Arabi e la Nato.

Poi…i produttori di armi>

<<E l’Ucraina non fa più notizia?>> <C’è una Commissione apposta per abolirla. Troppi fastidi.>

<<E la Scuola?>> <Ci sarà un Ministro che non rappre- senta alcun partito. Si chiama “Ministero dell’Ignoranza Costrut- tiva”. Abolite le nozioni gli alun- ni si esercitano con gli smart. Pronti per la nuova società dove il pensiero è pericoloso.>

<<Ti ricordi cosa è successo dopoil ‘68? Una catastrofe! Quintali di

eroina per farli tacere per sempre!…

…Il Ministero della Famiglia? <Madre, padre, figli. Tutto il resto si può usare per gli eventi di folklore>

<<E la Sanità?>> <Non occorre alcun intervento. Coi vaccini a go’ go’ terremo tutto sotto controllo. Smaltimento anziani.

Licenziamento medici esperti.

Miliardi su miliardi alle case

farmaceutiche.>>

<<Eravamo sulla buona strada con Draghi!>>

Tra biologico, intensivo e digitale: agricolture al bivio

Gli anni di pandemia sono stati un periodo proficuo per aumentare la pressione da parte di istituzioni e multinazionali hi-tech della digitalizzazione in agricoltura: trattori autonomi, telecamere e droni, intelligenza artificiale, robotica, … promozione degli ogm… Sarebbe però meglio distinguere tra agricoltura e allevamento e tra ‘bio’ e ‘intensivo’.

Ma bisogna considerare che nella coltivazione l’importanza del biologico può essere anche sensibile, visto che a fronte di costi maggiori, consente di preservare l’ambiente e i terreni e di evitare inquinanti in dosi massicce.

Lo stesso non si può dire dell’ “allevamento biologico”: l’allevamento cosiddetto bio, che dalle nostre parti coincide con quello “degli alpeggi” è un paravento a favore di etichette e pubblicità bucoliche e richiamo a tradizioni passate, per nascondere la realtà costante fatta di sfruttamento: capannoni, antibiotici, foraggi ogm, uccisione e ingravidamento forzato … una serie di orrori che gli umani nella storia moderna hanno dimostrato di saper estendere anche ai propri simili, in modo asettico e razionale. Un sistema inaccettabile verso gli umani, ma approvato e finanziato se coinvolge altri animali senzienti.

Senzienti vuol dire che ‘sentono’ paura, emozioni, ricordi, che in natura avrebbero rapporti sociali, che apprendono esperienze e le trasmettono fra generazioni.

Non c’è miglior rappresentazione del capitalismo, che nella catena dell’allevamento intensivo.

Ma dobbiamo fare i conti col fatto che l’allevamento intensivo è l’unico che consente di portare bistecche e formaggi nella maggioranza dei piatti, a costi relativamente ridotti, ridotti anche grazie alla pioggia di sostegni al settore derivati dalle tasse di tutti.

Senza l’allevamento intensivo i prezzi e i costi produttivi sarebbero vertiginosi, un po’ come la presunta soluzione tecnologica della carne creata in laboratorio (l’ennesima non-soluzione commerciale).

Le fette di prosciutto (intensivo oppure bio) sugli occhi ci evitano di vedere le correlazioni tra filiera di prodotti animali e inquinamento globale, con presenti e future pandemie (mucca pazza, covid 19, peste suina, etc..), della distruzione di foreste per coltivazione da soia ogm (destinata ai foraggi anche valtellinesi), degli incendi dolosi boschivi anche nelle nostre zone.

Ma soprattutto ci evitano di considerare la evitabile sofferenza diretta e pianificata verso chi si trova dall’altra parte della parete di un allevamento o di un macello. Verso chi, rispetto a noi, comunque senziente è però nato in un corpo diverso.

Contro la pace che provoca guerre

Contro la pace che provoca guerre Possiamo paragonare ogni guerra all’incendio di un bosco, dove è utile buttare subito acqua sul fuoco e non benzina.I governanti di questo mondo assurdo pare non siano di questo parere, negando le più elementari logiche di sopravvivenza.

Ogni guerra è il prodotto di tensioni accumulatesi nel precedente dopo-guerra.

Guerre innescate da una pace fondata sullo sfruttamento, nuovi schiavismi, controllo di territori, materie prime, risorse energetiche e alimentari, ad opera di meno dell’uno per mille di quell’umanità che ha in mano le ricchezze e i destini dell’intero Pianeta. Per questi motivi attualmente ci sono nel mondo circa 60 conflitti grandi e piccoli.

Quello tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Biden è il più esteso e pericoloso, non solo perché si combatte nel cuore dell’Europa.

Stanno ridisegnando nuovi equilibri globali incrementando il disastro ambientale in atto. All’interno di ogni Stato scarseggiano purtroppo i conflitti sociali, quelli in grado di scuotere il potere dell’uno per mille dell’umanità e dissuadere ogni governo dal muovere guerre contro altri Stati.

Antimilitarismo ed ecologismo radicale fanno parte del nostro DNA, così come il disprezzo verso ogni forma di autorità legalizzata o meno, civile e militare.

Sarebbe utile pensare seriamente tutti insieme a come mettere in campo queste insorgenze sociali, senza farsi grandi illusioni ma coscienti di camminare nella direzione giusta.

Olimpiadi alla luce del sole

Olimpiadi alla luce del sole Per valutare criticamente il modello delle grandi opere e dei grandi eventi non si ci si deve arrovellare molto, perché gli stessi documenti ufficiali dichiarano apertamente le false promesse e i veri intenti. E’ questo anche il caso delle Olimpiadi 2026.

Tra mille ritardi, che giustificano il Commissariamento dell’evento, con le conseguenti scorciatoie sulle Vas (valutazione ambientale strategica) e sulle procedure di appalto, fin dall’inizio alcune cose apparivano evidenti. Basta rileggersi il dossier di candidatura “Milano Cortina 2026” per capire gli scopi e, soprattutto, i mezzi ideati per raggiungerli.

Il grande evento promette principalmente lauti guadagni (per chi?), una serie di strutture da lasciare in eredità alla popolazione locale, e il sempreverde aumento occupazionale. Basterebbe guardare i casi precedenti di Torino 2006 e Expo 2015 , a cui queste olimpiadi si ispirano, per capire che si tratta di … menzogne. I guadagni potranno arrivare alle imprese appaltatrici e ai grandi impianti sciistici e ricettivi, con aumento del turismo ma poi, tra rincaro di affitti, prezzi, costi di gestione, i vantaggi saranno tutt’altro che diffusi.

Le opere infrastrutturali, quando non extradimensionate (come il palaghiaccio di Sondrio), saranno a servizio del turismo mordi-fuggi che mira alle piste bianche, rilasciando al passaggio solo gas di scarico. Le vie più larghe e gli svincoli apriranno distese laterali per nuovi capannoni, come a Castione, con conseguenze economiche gravi sulle attività e sulla vitalità di paesi e città. La promessa di occupazione, si legge sul “Dossier”, diventa ‘opportunità di lavoro volontario’. Sì perché il volontariato, nella visione dei promotori, deve diventare colonna portante di questo e futuri Grandi Eventi.

Via libera a campagne persuasive nelle scuole e negli spazi sportivi per assoldare giovani sottopagati o ancora meglio per nulla pagati. Sicuramente potranno aggiungere al curriculum una medaglia al valore ‘sfruttato dell’anno’. Il lavoro non pagato a servizio di un grande evento è solo sfruttamento!

Ci sarebbe poi tanto da dire sul Green-Washing ideato dai Promotori (finto impegno nella tutela ecologica), sulla militarizzazione dei territori, sugli sfratti di famiglie che stanno già avvenendo oggi a Milano per garantire spazio per villaggi olimpici: le Olimpiadi non sono di certo fatte nel loro interesse.

E non sono di certo nell’interesse dei Valtellinesi che vedranno progressivamente impoverirsi la naturalità e la vivibilità del territorio, con la diffusione del ‘modello brianza’ e con l’aumento di zone commerciali, fast food e cavalcavia.

Ma allora… nell’interesse di chi?

Chiariamoci: queste Olimpiadi non sono il male assoluto che arriva a sconvolgere un contesto altrimenti idilliaco, ma sono anzi la continuazione di un modello sbagliato di pianificazione che guarda ancora solo alla mercificazione di risorse, territori e persone, senza una visione a medio-lungo termine, e senza considerare i danni collaterali.

Tra i vivi o tra le macchine?

Tra i vivi o tra le macchine? – Storicamente le invenzioni di strumenti e macchinari di ogni risma sono state sempre ispirate dall’osservazione della natura, imitandone i funzionamenti e sfruttandone le ‘leggi’.

Ma dalle macchine utili agli umani, si è passati agli umani-asserviti-alle-macchine. La direzione futura delle società oggi più che mai è decisa dal connubio tra ricerca scientifica e tencnologia.

E’ l’era del predominio della Tecnoscienza.

Le ‘invenzioni’ non avvengono più per imitazione della natura, ma per manipolazione: la natura, i corpi, il cervello, fino a batteri, virus, dna… tutto attorno a noi, sotto la lente di ingrandimento della Tecnoscienza viene trattato come una macchina da scomporre e ricomporre a piacimento, senza freni etici, discussioni politiche, consenso sociale.

La ricerca scientifica a braccetto con l’apparato militare partorisce sempre coppie di gemelli diversi, uno militare e l’altro civile: uno per minacciare e l’altro per soggiogare le società al modello tecnoscientifico. Ad esempio la bomba atomica e le centrali nucleari; l’eugenetica e la promessa di guarire malattie con terapia genica; i droni militari che sterminano civili e i droni-giocattolo che scattano foto…

Il motore della Tecnoscienza non è la ricerca della conoscenza o della salvezza dell’umanità, ma il cieco principio dell’Efficacia.

La validità di ogni nuovo progetto o prodotto è valutata solo secondo la sua efficacia, senza considerare le conseguenze generali: se un progetto raggiunge lo scopo prefissato a breve termine, viene avviato alla produzione.

Il principio dell’Efficacia soddisfa al contempo tutte le parti, chi produce (e guadagna) e chi consuma, rinnovando la promessa di infinita disponibilità di prodotti, spacciata per “libertà”.

Le soluzioni tecnologiche “efficaci” generano nuovi problemi imprevedibili, che richiedono nuove soluzioni (ovviamente tecnologiche): è un circolo vizioso alimentato da una Volontà di Potenza irrefrenabile, in un crescendo di prodotti usa e getta, armi biologiche, spese militari, sfruttamento delle risorse, e conseguenti conflitti armati.

L’unica via d’uscita da questo cerchio insostenibile è “rinunciare alla Potenza”, alla volontà di accrescimento infinito di successo, guadagno, accumulazione, potere.

Al posto di una misera Efficacia, dobbiamo cercare risultati cooperativi, in equilibrio con gli ecosistemi, e quindi duraturi!

A partire da come produciamo cose e cibo, per concretizzare un cambiamento culturale radicale e profondo. Per scegliere di coesistere tra i vivi e non di sopravvivere tra macchine.

Procurate Emergenze E Quotidiane Devastazioni

Procurate Emergenze E Quotidiane Devastazioni – Saltando da una procurata emergenza all’altra rischiamo di abituarci al clima di fatalismo e obbedienza tanto utile a chi ci governa, ma le devastazioni da molto tempo sono costanti quotidiane e non hanno mai avuto bisogno di grandi annunci.

La Valtellina, già schiacciata da servitù idroelettriche, capannoni industriali e di Grande Distribuzione, turismo di massa e impianti sciistici insostenibili, monocolture di mele e viti, con nuvole di pesticidi, e allevamenti intensivi, oggi è pronta per un nuovo tassello di questa ordinaria devastazione.

NelComune di Villa di Tirano le reti arancioni che indicano il tracciato e i meli estirpati annunciano gli inizi dei lavori per il nuovo tratto di tangenziale che ci proietta direttamente alle Olimpiadi 2026.

Quali altre devastazioni siamo disposti ad accettare?

Quali benefici pensiamo possano portare?

Noi crediamo che l’intero modello alla base del progetto sia da rifiutare nel suo complesso, che non esistano ipotesi più sostenibili di altre.

Crediamo che l’Ipotesi Zero, cioè non portare alcuna devastazione, sia l’unica realmente percorribile!

Non ci pare ci sia un modello di sostenibilità reale dentro questo sistema politico ed economico spinto sempre più da nuove tecnologie e digitalizzazione delle vite e dei territori.

Ogni quotidiano passo nelle direzioni imposte è un passo in più che ci allontana dalle nostre esistenze concrete e dalle nostre reali necessità.

Quando le olimpiadi finiranno, rimarranno cementificazioni e consumo di suolo, e resterà un nuovo villaggio olimpico all’abbandono (come a Torino), o un nuovo polo Expo2015 da dimenticare: i vuoti custodi di un mondo della velocità e del consumismo.

Siamo convinti che anche i nostri territori possano avere spazi di discussione e di analisi contro queste nuove imprese: noi siamo aperti al confronto!

Appello di Primavera

Appello di Primavera – Venti di guerra già presenti nel Sud del Pianeta (basti pensare al sanguinoso conflitto in Yemen, alla Libia, al Congo…), soffiano ora nella nostra civile Europa. Il tutto sommandosi al disastro ambientale in corso, ai danni del Covid e della sua malagestione, ead una fragile economia di mercato da cui siamo ormai totalmente dipendenti.

Crisi energetica, crisi economica, crisi di valori e crisi generale stanno segnando la nuova era che ci si prospetta nel’immediato futuro.

Volenti o nolenti dovremo consumare (e inquinare) meno, lasciandoci alle spalle le pratiche dell’usa e getta e del menefreghismo sociale, dell’ognuno per sé.

Nelle nostre vallate alpine, quasi estranee ad ogni impero, abbiamo ancora la fortuna di abitare territori non ancora del tutto devastati da asfalto e cemento anche se i progetti per le Olimpiadi 2026 non guardano certo alla Natura.

E’ forse l’ora di riprendere a coltivare i terreni abbandonati, bonificando le aree inselvatichite, ritornare alle antiche e faticose pratiche di sussitenza dell’agricoltura di montagna.

Chi, almeno nei paesi, ha la possibilità di utilizzare stufe a legna è meglio che si organizzi per tempo, basta ripulire i nostri boschi disastrati che il combustibile non manca, possibilmente prima dei periodici incendi estivi. E’ ora di riprenderci quel minimo di autonomia da

un sistema fondato sulla speculazione e i privilegi dei soliti pochi. E’ il momento di sperimentare con armonia nuove forme di collettivismo per ogni attività utile al bene comune, nello spirito della solidarietà e del mutuo appoggio.