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Ottobre 14th, 2025 — General
Dagli U.s.a. all’Indonesia, dall’Ecuador all’Europa: quello di cui i media ci parlano poco e male. Dalla rivolta contro ricche oligarchie (Indonesia), all’indignazione per la violenza e le bombe sui palestinesi (Europa), dalla rabbia contro il razzismo istituzionale (U.sa.), alla lotta contro la devastazione ambientale neoliberista (i nativi in Ecuador). Motivi diversi, fiumi di persone nelle piazze, rivolte popolari. Le proteste, pur variegate, restano orgogliosamente indipendenti e senza capi.


Protagonisti sono i giovani e giovanissimi. Altre proteste antigovernative sono in corso in Nepal, in Marocco, in Madagascar, India e Perù. Capita in alcuni casi che gli oppressori vengano tirati giù dal piedistallo e diventino un po’meno distanti. In altri casi le manifestazioni puntano a “bloccare” l’ingranaggio che muove oppressione e violenza istituzionale.

Gli esiti finali non sono scontati ma in queste prese di coscienza nelle nuove generazioni è evidente un fermento da non sottovalutare, la disponibilità azzardata a mettere in discussione quello che per troppo tempo, per ignavia, abitudine o senso di impotenza, è stato lasciato intoccato.

Ottobre 14th, 2025 — General
Una guerra, o l’eliminazione fisica di una popolazione, non la si improvvisa così dall’oggi al domani. Motivazioni ideologiche, religiose, politiche, etniche e pure economiche giustificano massacri o sistematici genocidi contro quella parte di umanità eccedente che ostacola i piani espansionistici di ogni apparato di potere. E’ la struttura organizzata, di tutti gli Stati, fatta di esercito, forze di polizia, industrie belliche, logistica, propaganda mediatica, nazionalista e altro ancora, a orchestrare la marcia funebre per intere popolazioni.
In fatto di guerre e genocidi gli Stati Uniti hanno fatto scuola al resto del mondo. Rubando nel corso dei secoli i territori dei popoli nativi dopo averli criminalizzati (terroristi Apache e Sioux), massacrati e deportati in apposite riserve che ricordano molto i campi profughi. Agli inizi del Novecento lo Stato turco ha ben imparato la lezione con la pulizia etnica del popolo armeno per poi utilizzare identiche pratiche, anni dopo, con i curdi, incontrando però una fortissima resistenza popolare basata sulla lotta per la propria autodeterminazione e su un nuovo modello di società. L’Olocausto degli ebrei si è invece realizzato in tutta Europa con la complicità di troppi collaborazionisti dei regimi nazi-fascisti.
Ma parliamo oggi del Ruanda, del Congo, del Sudan. Scontri e rivolte interne alimentati e supportati dalle potenze coloniali di ieri e dalle moderne multinazionali per saccheggiare risorse minerarie strategiche, provocando milioni di morti e di profughi nell’indifferenza generale.
Nel caso di Gaza e della Cisgiordania, occupata militarmente dal 1967, i massacratori israeliani di turno, siano essi soldati o coloni, non si sono limitati alla violenza contro le popolazioni. Continuano a distruggere coltivazioni, scuole, abitazioni, agrumeti, pascoli, uliveti, inquinando sorgenti e uccidendo animali domestici e selvatici. Non amano le terre di Palestina, le vorrebbero solo possedere. Con le stesse dinamiche colonialiste di chi pratica una violenza carnale pianificata nel dominare territori e nel devastarli per le solite logiche speculative del profitto.
Ottobre 14th, 2025 — General
Due popoli nessuno Stato sarebbe la soluzione ideale per la Palestina. Un territorio gestito orizzontalmente soltanto a livello amministrativo senza, per l’appunto, la piramide dello Stato con le sue forze armate e il suo apparato burocratico. Una splendida utopia oggi assai lontana dalla realtà dei fatti.
Riconoscere o meno lo Stato di Palestina o condannare solo a parole il genocidio a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania significa nell’immediato non voler andare alla radice del problema. Solo atti concreti come le mobilitazioni spontanee e selvagge, i blocchi in tutto il paese, potranno portare alla sospensione degli accordi militari, commerciali, sportivi con lo Stato genocida di Israele. Tutto il resto è ipocrisia di Stato a partire dalle retoriche politiche e sindacali di chi, all’ultimo momento, vuole con un colpo di spugna cancellare le proprie connivenze e dirottare la lotta per la Palestina, togliendo voce alle vere istanze del popolo palestinese. Ipocrisia di una Unione Europea impegnata ad alimentare la propaganda di guerra contro la Russia, per sostenere i propri piani di riarmo in un nuovo scenario di guerra globale, e per sostenere i piani neo-coloniali di Trump e Blair per controllare in modo definitivo le terre di Palestina. Ipocrisia di Stati a cui non interessa fermare il genocidio a Gaza e le continue aggressioni militari israeliane nel resto del Medio Oriente, Mediterraneo compreso. Per questo sappiamo che è solo dal basso che tutto questo si può fermare, dai popoli in rivolta in Europa come in tutto il mondo!
Ottobre 14th, 2025 — General
VALTELLINA RADIOATTIVA – La domanda di energia aumenta a dismisura in tutto il Paese: i crescenti consumi sono dovuti alla progressiva digitalizzazione delle nostre vite attraverso app, intelligenza artificiale e smartphone. Per far funzionare questo mondo digitale servono le infrastrutture: fibra, rete 5 g ed enormi data-center: in Lombardia uno dei più grandi è in costruzione a Melegnano. Per alimentare questa “macchina del digitale” non bastano certo le false soluzioni green altamente impattanti di fotovoltaico ed eolico. Senza rimpiazzare petrolio e gas si sta concretizzando anche il ritorno al nucleare.

Noi non dimentichiamo le emissioni, gli incidenti delle centrali, le bombe atomiche, le scorie radioattive, tutto quell’affare, anche militare, che gira attorno all’economia nucleare! E’ però importante sottolineare anche gli impatti diretti sulle popolazioni che vivono attorno alle cave di uranio e le conseguenze sulla salute e sull’ambiente.
La sola soluzione ai problemi del nucleare è evitarli in anticipo, bloccandoli! Diverse esperienze, come quelle delle lotte dei nativi dall’Alaska alle Ande, ci hanno insegnato che progetti estrattivi, cave e miniere, una volta in funzione, sono molto più difficili da fermare. Per questo forse in Valtellina possiamo giocare d’anticipo!
Cosa c’entra la Valtellina col nucleare? L’azienda CANOEL ITALIA SPA “prestanome” della multinazionale canadese ZENITH ENERGY, vuole riaprire la cava di uranio di Val Vedello (Piateda -SO-) e Novazza (BG), col consenso delle alte sfere e pare pochi malumori degli enti locali. Si tratta di una cava di Uranio, escavata negli anni ’70, poi chiusa nel 1983 perché antieconomica, ma anche in seguito a lotte popolari. Gli abitanti infatti nonostante le rassicurazioni dei vari comitati tecnici, “scientifici e oggettivi”, non smisero di opporsi alla devastazione ambientale e ai pericoli per salute e ambiente. Nel 2025, sta ai Valtellinesi di oggi riprendere l’eredità di quelle lotte, soprattutto in questa epoca di grandi eventi olimpici e vocazioni turistiche, che rendono la montagna sempre più controllata e antropizzata, di promesse di rinascita per alpeggi connessi e agricoltura 4.0, di produzione energetica finalizzata all’apparato bellico e alla “intelligenza artificiale”. Dobbiamo imparare a vedere i collegamenti tra questi inganni digitali e la devastazione che si lasciano dietro. Altrimenti, ancora una volta, la prospettiva per la Valtellina, al di là degli annunci, è un futuro da colonia energetica interna. [ per approfondire il tema:
-Nunatak-74: link: MONTAGNA MATERIA DI TRANSIZIONE
– link: PUNTARE I PIEDI CONTRO IL DATA CENTER
– Podcast audio: IL RITORNO DELLA MINIERA ]
Luglio 22nd, 2025 — General
Tante bandiere palestinesi e alcune arcobaleno, per la pace. Nessuna bandiera di partito. In più di ottocento abbiamo sfilato il 14 giugno a Sondrio, ognuno con le proprie idee, convinzioni e sensibilità, tutti però accomunati dallo sdegno contro il genocidio tuttora in corso a Gaza.
Un corteo vivace, colorato e rumoroso che per una città grigia e asettica comeSondrio ha segnato un punto di svolta rispetto all’apparente indifferenza degli abitanti e un punto di rottura contro gli squallidi filo-israliani benestanti e benpensanti che non mancano anche nella nostra provincia. “Basta uccidere bambini a GAZA e in tutte le guerre” era lo striscione di apertura seguito da valtellinesi, valchiavennaschi, la comunità araba con uomini, donne e bambini, le donne per la pace, presenti tutti i sabati a Sondrio con un presidio permanente dal Marzo 2024, appartenenti ad associazioni, semplici cittadini. Tutti insieme mischiati e uniti per dire basta. Il cacerolazo con vuote pentole sonanti ha voluto ricordare che a Gaza oltre ai continui e quotidiani bombardamenti si muore anche di fame. Come Antiautoritari di Valtellina, partecipando anche alla Assemblea permanente contro le guerre di Lecco, abbiamo scelto di essere presenti insieme in questo corteo, per rimarcare sul volantino distribuito, che guerra e genocidi partono dai nostri territori, sostenuti anche dalle fabbriche belliche valtellinesi, come Ariane e Ring Mill che hanno sede nella provincia di Sondrio. Tra agenti di polizia, finanza e carabinieri, appostati ai lati del percorso, si è mosso questo corteo di protesta contro l’eliminazione fisica del popolo Palestinese denunciando, con un chiaro messaggio, le istituzioni nazionali e i vertici dell’Unione Europea, tutti critici a parole nel condannare gli “eccessi” dell’esercito israeliano ma non certo intenzionati a chiudere i rapporti militari, diplomatici, sportivi e di commercio con lo Stato di Israele che, come riportato da un nostro striscione “è un crimine contro l’umanità”.
Luglio 22nd, 2025 — General
Continueremo a contrastare tutti coloro che credono di appartenere a una razza superiore o a un popolo eletto da Dio. In parole povere contro i crimini del suprematismo bianco che dopo secoli di colonialismo ha avuto la sua massima espressione nel nazismo tedesco. Un suprematismo che tuttora continua globalmente nello sfruttamento etnico e di classe contro le “razze” considerate inferiori. Il suprematismo ebraico, con la perversa ideologia sionista, ha fondato lo stato di Israele occupando con violenza terre palestinesi espellendone gli abitanti. E’, di fatto, uno Stato nazionale e religioso dove chi non è ebreo, quando va bene, è un abitante di seconda o terza classe.
I Sionisti, nonostante i 6 milioni di ebrei assassinati con l’Olocausto, l’orrore dei campi di sterminio e la segregazione razziale, si comportano con i palestinesi con gli stessi metodi usati dai nazisti. Arrivano a bollare di antisemitismo proprio gli antisionisti e antifascisti che solidarizzano col popolo palestinese, e che, in altri tempi, sarebbero stati tra le fila di coloro che aiutarono gli ebrei perseguitati.
Oggi i grandi difensori di Israele, a iniziare dalla Von der Leyen e dal cancelliere Merz, il nazismo “ce l’hanno nel DNA”. Del resto ai suprematisti bianchi cosa gli frega dei palestinesi? Umiliati, offesi e massacrati per aver praticato da decenni RESISTENZA contro una occupazione militare continua e soffocante. Nei nostri complici Paesi occidentali questo genocidio in atto, questo contemporaneo crimine contro l’umanità sta risvegliando molte coscienze dal letargo dell’indifferenza, non dimenticando i pericoli del riarmo europeo e l’attacco all’Iran. Manifestazioni diffuse sempre più numerose e partecipate, blocchi portuali, scioperi per Gaza grazie all’attivismo dei sindacati di base, contestazioni, boicottaggi e pure sabotaggi sono l’espressione di questo risveglio di umanità. E’ un’onda in crescita che potrebbe diventare tempesta. Non è un caso che nei cortei di mezza Italia si insiste a gridare … “Fuori i militari dal Medio Oriente, Intifada in tutto l’Occidente”. E’ finita l’epoca dei piagnistei e del vittimismo. E’ l’ora di mettersi in gioco in prima persona ognuno come può, come vuole e come riesce in questa Intifada ancora tutta da sviluppare. Per sostenere le popolazioni palestinesi ma anche per riconquistare i nostri spazi di libertà sempre più ristretti. Per contrastare i guerrafondai d’Italia, d’Europa, e degli Stati Uniti innanzitutto e per far tornare di moda la lotta di classe, il conflitto sociale e ogni azione contro qualsiasi autorità.
Quando le nuove generazioni un giorno ci chiederanno: ”ma voi durante il genocidio di Gaza dove eravate?”, potremo rispondere a testa alta “eravamo in piazza a protestare e impegnati in mille attività contro ogni suprematismo e contro istituzioni democratiche sempre più autoritarie e assolutiste”.
Aprile 22nd, 2025 — General
Le maledizioni dell’umanità sono partite dall’Europa. Ne sanno qualcosa le popolazioni di Africa e Asia, o i nativi americani e australiani in fatto di colonialismo, pulizie etniche, genocidi e schiavismo. Non esiste continente risparmiato dall’avidità delle classi dirigenti europee, questo dopo aver impoverito e mantenuto in condizioni di vassallaggio le rispettive popolazioni composte da contadini e artigiani.
Esattamente cinquecento anni fa, il 15 maggio 1525 nella piana di Frankenhausen, in Germania, cinquemila contadini furono sterminati dell’esercito dei principi luterani. Il motto dei contadini da mezzo secolo in rivolta era: “tutto è di tutti“, stanchi di dazi, decime, tasse e servitù da pagare ai signorotti locali e al clero.

Lunga è la lista di rivolte contro i poteri clerico-feudali soffocati nel sangue, senza per questo dimenticare i roghi dell’inquisizione, la caccia alle streghe, i milioni di europei costretti all’emigrazione perché ridotti alla fame. Le ricchezze saccheggiate nel continente americano hanno invece arricchito le allora classi dominanti con un forte accumulo di capitale e lo sviluppo del pensiero che giustificava il profitto fine a sé stesso. Con la conseguente rivoluzione industriale schiere di miserabili furono costretti alla miniera o alla fabbrica con la decisa affermazione di un nuovo schiavismo operaio e di Stati nazione a garanzia del nuovo ordine mondiale. Gli stessi Stati nazione i cui velieri deportarono migliaia di africani nel “Nuovo Mondo”, costretti sotto il dominio schiavistico ad opera di ex europei usurpatori di terre e materie prime. Se nel corso dei secoli il vecchio continente Europeo è stato insanguinato da continui conflitti, con il Primo Macello Mondiale (1914-18) la guerra assume un aspetto industriale, forte di milioni di morti e armi sempre più letali. Tutto il resto è conseguenza, con la nascita del fascismo in Italia, del nazismo in Germania, l’affermazione dello stalinismo in URSS per arrivare alla Seconda Guerra Mondiale (1939-45) dove il fuoco partito dall’Europa arrivò ad incendiare il Giappone con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Lo stesso crimine dell’Olocausto con sei milioni di ebrei assassinati nei campi di sterminio è attuato in Europa, non certo in Medio Oriente, mentre la Guerra Fredda è stata solo una parentesi di pace armata.
C0n la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 e il conseguente scioglimento del Patto di Varsavia i capoccioni che hanno governato i Paesi dell’Europa occidentale non hanno trovato logico smantellare la NATO. Non hanno voluto pensare alla politica distensiva del disarmo, a cancellare il debito alle ex colonie, a limitare il potere delle multinazionali.
Vassalli al servizio degli Stati Uniti, hanno partecipato attivamente alle due guerre del Golfo contro l’Iraq, contribuendo alla spinta della NATO verso est, alimentando la guerra civile in Jugoslavia, abbattendo in Libia il regime di Gheddafi e appoggiando la democrazia israeliana fondata sul massacro dei palestinesi.
Creare problemi nell’Ucraina del 2014 e buttare benzina NATO sul fuoco russo dopo l’invasione del 2022 ancora non è bastato, insistono oggi sul riarmo nell’appoggio militare ad un Paese che senza l’interventismo dei governi occidentali avrebbe potuto siglare un accordo di pace dopo due mesi dall’inizio del conflitto.
Che altro dire? Europa maledetta, oltre che stupida.
Marzo 26th, 2025 — General

*INIZIATIVA 29.03.25 PONTE IN VALTELLINA (SO) h. 20.30 – AUDITORIUM BIBLIOTECA
agricoltura 4.0 e nuovi ogm… anche in Valtellina*
In questo tempo di GUERRA GLOBALE è importante ricordare che il comparto scientifico e tecnologico è parte integrante degli scenari di guerra ma, allo stesso tempo, ci viene mostrato come indispensabile in moltissimi aspetti della vita quotidiana rendendolo, agli occhi dei più, neutrale e utile al “progresso”. Le nuove tecnologie si insinuano così in ogni spazio vitale senza incontrare critiche o resistenze, riuscendo a sottrarre autonomia e capacità pratiche alle persone.
In VALTELLINA, già colonia interna per sfruttamento idroelettrico e turistico, questa propaganda tecnologica “verde e sostenibile” è molto in voga sia per il turismo sia per l’agricoltura. Come ogni settore anche agricoltura e allevamento vedono una espansione delle soluzioni tecnologiche: dopo la chimica arriva l’era di sonde, droni e app e i finanziamenti impongono sempre più questa direzione.
La propaganda green nasconde che il cosiddetto progresso tecnologico serve a sostenere i profitti delle solite multinazionali di agri-chimica e hi-tech impedendo sbocchi in senso davvero ecologico.
Alcune punti chiave per comprendere come si è arrivati fin qui:
– Nel 2020 la Commissione Europea pubblica la strategia “FARM TO FORK” (dalla fattoria alla tavola), che prevede l’introduzione di varietà animali e vegetali prodotte con le nuove tecnologie OGM NBTs, (anche chiamate “TEA” -Tecnologie di evoluzione assistita o “NGT”- New genomic techniques), e la ROBOTIZZAZIONE e DIGITALIZZAZIONE delle aziende agricole. Per essere fonte di reddito e profitto è però fondamentale smarcarsi dai vecchi OGM che avevano incontrato tanta opposizione. Gli enti di controllo e sicurezza alimentare EFSA e FDA (più volte accusate di conflitti di interessi) dichiarano le nuove NBTs equiparabili alle tecniche di selezione tradizionale.
– Nel 2018 la Corte di Giustizia Europea, in evidente contrapposizione, aveva già deciso di considerare le NBTs COME VERI E PROPRI OGM.
– In Italia il 30 maggio 2023 le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato, approvano all’unanimità un emendamento al “Decreto Siccità”, che liberalizza la SPERIMENTAZIONE IN PIENO CAMPO DI OGM.
– Il 5 luglio 2023 la COMMISSIONE EUROPEA presenta la proposta di legge per l’autorizzazione delle nuove tecniche di miglioramento genetico in agricoltura, distinguendole nettamente dagli OGM di vecchia generazione e scavalcando la già citata sentenza della Corte di Giustizia Europea.
L’abolizione dell’obbligo di tracciabilità e di pubblicazione delle modifiche genetiche di laboratorio consentirà di estendere l’applicazione dei brevetti a tutte le piante autoctone, derivate da selezioni contadine tradizionali. Il profitto, il controllo e la dipendenza dall’agro-industria sono la reale motivazione della svolta green, che finanzia la conversione verso robotizzazione, digitalizzazione e nuovi OGM.
Riteniamo importante affrontare ila questione della agricoltura 4.0 e dei nuovi OGM con il collettivo Terra e Libertà di Rovereto (TN) che da tempo si occupa di queste tematiche in modo critico, con l’obiettivo di confrontarsi per trovare metodi e azioni concrete di resistenza a questa trasformazione dell’agricoltura e al modello di mondo che prospetta.
ANTIAUTORITARI DI VALTELLINA
Marzo 26th, 2025 — General
Diffusione di manifesto di contestazione all’ennesima mostra propagandistica attuata dal corpo militare degli Alpini, a Colico (LC)
Marzo 2025

Febbraio 20th, 2025 — General
MILANO CORTINA 2026: OLIMPIADI DI GUERRA – Milano Cortina 2026 è sempre più incombente, il procedere delle opere ha portato anche il primo operaio morto sul cantiere della tangenziale di Tirano.
In occasione di un incontro / confronto svoltosi a Ponte in Valtellina il 16 Novembre, con diverse realtà regionali, si è parlato di conseguenze dell’organizzazione del mega-evento, di trasformazione urbanistica di Milano, anticipata da sgomberi e gentrificazione, e di conversione della Valtellina a lunapark alpino.
In questa epoca di esten sione della guerra globale e di conversione di ogni settore a logiche belliche, ci sembra fondamentale rimarcare che la maggior parte degli atleti olimpici italiani (e non solo) sono ancora militari, come ai tempi della guerra fredda.

La logica di due pesi e due misure, comporta inoltre che, a differenza dei colleghi russi, gli atleti israeliani, che durante il sistematico genocidio del popolo palestinese, trovano modo di allenarsi nelle pause tra un bombardamento e l’altro, non sono mai stati esclusi dalle competizioni. Un ulteriore prova di come nemici e alleati, sanzioni ed embarghi dipendano dagli Stati e dai loro interessi nei diversi fronti di guerra.
Non solo la guerra del fronte esterno fa da sfondo all’appuntamento olimpico: il modello del mega-evento porterà con sé la militarizzazione forzata dei territori sul fronte interno della repressione. Ciò significa più controlli verso i cittadini comuni e un attenzionamento specifico e insistente nei confronti di chi legittimamente osa criticare o opporsi. Tutto questo viene agevolato, come se ce ne fosse bisogno, dalle normative sempre più stringenti in introduzione col DDL 1660.
Opporsi al mega evento Milano Cortina 2026 per noi significa quindi rifiutare il modello di mondo che porta con sé e di cui non vogliamo essere complici.