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14 GIUGNO 2025: A SONDRIO PER GAZA

Tante bandiere palestinesi e alcune arcobaleno, per la pace. Nessuna bandiera di partito. In più di ottocento abbiamo sfilato il 14 giugno a Sondrio, ognuno con le proprie idee, convinzioni e sensibilità, tutti però accomunati dallo sdegno contro il genocidio tuttora in corso a Gaza.

Un corteo vivace, colorato e rumoroso che per una città grigia e asettica comeSondrio ha segnato un punto di svolta rispetto all’apparente indifferenza degli abitanti e un punto di rottura contro gli squallidi filo-israliani benestanti e benpensanti che non mancano anche nella nostra provincia. “Basta uccidere bambini a GAZA e in tutte le guerre” era lo striscione di apertura seguito da valtellinesi, valchiavennaschi, la comunità araba con uomini, donne e bambini, le donne per la pace, presenti tutti i sabati a Sondrio con un presidio permanente dal Marzo 2024, appartenenti ad associazioni, semplici cittadini. Tutti insieme mischiati e uniti per dire basta. Il cacerolazo con vuote pentole sonanti ha voluto ricordare che a Gaza oltre ai continui e quotidiani bombardamenti si muore anche di fame. Come Antiautoritari di Valtellina, partecipando anche alla Assemblea permanente contro le guerre di Lecco, abbiamo scelto di essere presenti insieme in questo corteo, per rimarcare sul volantino distribuito, che guerra e genocidi partono dai nostri territori, sostenuti anche dalle fabbriche belliche valtellinesi, come Ariane e Ring Mill che hanno sede nella provincia di Sondrio. Tra agenti di polizia, finan­za e carabinieri, appostati ai lati del percorso, si è mosso questo corteo di protesta contro l’eliminazione fisica del popolo Palestinese denunciando, con un chiaro messaggio, le istituzioni nazionali e i vertici dell’Unione Europea, tutti critici a parole nel condannare gli “eccessi” dell’esercito israeliano ma non certo intenzionati a chiudere i rapporti militari, diplomatici, sportivi e di commercio con lo Stato di Israele che, come riportato da un nostro striscione “è un crimine contro l’umanità”.

Intifada in tutto l’Occidente

Continueremo a contrastare tutti coloro che credono di appartenere a una razza superiore o a un popolo eletto da Dio. In parole povere contro i crimini del suprematismo bianco che dopo secoli di colonialismo ha avuto la sua massima espressione nel nazismo tedesco. Un suprematismo che tuttora continua globalmente nello sfruttamento etnico e di classe contro le “razze” considerate inferiori. Il suprematismo ebraico, con la perversa ideologia sionista, ha fondato lo stato di Israele occupando con violenza terre palestinesi espellendone gli abitanti. E’, di fatto, uno Stato nazionale e religioso dove chi non è ebreo, quando va bene, è un abitante di seconda o terza classe.

I Sionisti, nonostante i 6 milioni di ebrei assassinati con l’Olocausto, l’orrore dei campi di sterminio e la segregazione razziale, si comportano con i palestinesi con gli stessi metodi usati dai nazisti. Arrivano a bollare di antisemitismo proprio gli antisionisti e antifascisti che solidarizzano col popolo palestinese, e che, in altri tempi, sarebbero stati tra le fila di coloro che aiutarono gli ebrei perseguitati.

Oggi i grandi difensori di Israele, a iniziare dalla Von der Leyen e dal cancelliere Merz, il nazismo “ce l’hanno nel DNA”. Del resto ai suprematisti bianchi cosa gli frega dei palestinesi? Umiliati, offesi e massacrati per aver praticato da decenni RESISTENZA contro una occupazione militare continua e soffocante. Nei nostri complici Paesi occidentali questo genocidio in atto, questo contemporaneo crimine contro l’umanità sta risvegliando molte coscienze dal letargo dell’indifferenza, non dimenticando i pericoli del riarmo europeo e l’attacco all’Iran. Manifestazioni diffuse sempre più numerose e partecipate, blocchi portuali, scioperi per Gaza grazie all’attivismo dei sindacati di base, contestazioni, boicottaggi e pure sabotaggi sono l’espressione di questo risveglio di umanità. E’ un’onda in crescita che potrebbe diventare tempesta. Non è un caso che nei cortei di mezza Italia si insiste a gridare … “Fuori i militari dal Medio Oriente, Intifada in tutto l’Occidente. E’ finita l’epoca dei piagnistei e del vittimismo. E’ l’ora di mettersi in gioco in prima persona ognuno come può, come vuole e come riesce in questa Intifada ancora tutta da sviluppare. Per sostenere le popolazioni palestinesi ma anche per ricon­quistare i nostri spazi di libertà sempre più ristretti. Per contrastare i guerrafondai d’Italia, d’Europa, e degli Stati Uniti innanzitutto e per far tornare di moda la lotta di classe, il conflitto sociale e ogni azione contro qualsiasi autorità.

Quando le nuove generazioni un giorno ci chiederanno: ”ma voi durante il genocidio di Gaza dove eravate?”, potremo rispondere a testa alta “eravamo in piazza a protestare e impegnati in mille attività contro ogni supremati­smo e contro istituzioni democratiche sempre più autoritarie e assolutiste”.

EUROPA MALEDETTA

Le maledizioni dell’umanità sono partite dall’Europa. Ne sanno qualcosa le popolazioni di Africa e Asia, o i nativi americani e australiani in fatto di colonialismo, pulizie etniche, genocidi e schiavismo. Non esiste continente risparmiato dall’avidità delle classi dirigenti europee, questo dopo aver impoverito e mantenuto in condizioni di vassallaggio le rispettive popolazioni composte da contadini e artigiani.

Esattamente cinquecento anni fa, il 15 maggio 1525 nella piana di Frankenhausen, in Germania, cinquemila contadini furono sterminati dell’esercito dei principi luterani. Il motto dei contadini da mezzo secolo in rivolta era: “tutto è di tutti“, stanchi di dazi, decime, tasse e servitù da pagare ai signorotti locali e al clero.

Lunga è la lista di rivolte contro i poteri clerico-feudali soffocati nel sangue, senza per questo dimenticare i roghi dell’inquisizione, la caccia alle streghe, i milioni di europei costretti all’emigrazione perché ridotti alla fame. Le ricchezze saccheggiate nel continente americano hanno invece arricchito le allora classi dominanti con un forte accumulo di capitale e lo sviluppo del pensiero che giustificava il profitto fine a sé stesso. Con la conseguente rivoluzione industriale schiere di miserabili furono costretti alla miniera o alla fabbrica con la decisa affermazione di un nuovo schiavismo operaio e di Stati nazione a garanzia del nuovo ordine mondiale. Gli stessi Stati nazione i cui velieri deportarono migliaia di africani nel “Nuovo Mondo”, costretti sotto il dominio schiavistico ad opera di ex europei usurpatori di terre e materie prime. Se nel corso dei secoli il vecchio continente Europeo è stato insanguinato da continui conflitti, con il Primo Macello Mondiale (1914-18) la guerra assume un aspetto industriale, forte di milioni di morti e armi sempre più letali. Tutto il resto è conseguenza, con la nascita del fascismo in Italia, del nazismo in Germania, l’affermazione dello stalinismo in URSS per arrivare alla Seconda Guerra Mondiale (1939-45) dove il fuoco partito dall’Europa arrivò ad incendiare il Giappone con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki.

Lo stesso crimine dell’Olocausto con sei milioni di ebrei assassinati nei campi di sterminio è attuato in Europa, non certo in Medio Oriente, mentre la Guerra Fredda è stata solo una parentesi di pace armata.

C0n la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 e il conseguente scioglimento del Patto di Varsavia i capoccioni che hanno governato i Paesi dell’Europa occidentale non hanno trovato logico smantellare la NATO. Non hanno voluto pensare alla politica distensiva del disarmo, a cancellare il debito alle ex colonie, a limitare il potere delle multinazionali.

Vassalli al servizio degli Stati Uniti, hanno partecipato attivamente alle due guerre del Golfo contro l’Iraq, contribuendo alla spinta della NATO verso est, alimentando la guerra civile in Jugoslavia, abbattendo in Libia il regime di Gheddafi e appoggiando la democrazia israeliana fondata sul mas­sacro dei palestinesi.

Creare problemi nell’Ucraina del 2014 e buttare benzina NATO sul fuoco russo dopo l’invasione del 2022 ancora non è bastato, insistono oggi sul riarmo nell’appoggio militare ad un Paese che senza l’interventismo dei governi occidentali avrebbe potuto siglare un accordo di pace dopo due mesi dall’inizio del conflitto.

Che altro dire? Europa maledetta, oltre che stupida.

iniziativa 29/03/2025 Agricoltura 4.0 e Ogm in Valtellina – Ponte in Valtellina (SO)

*INIZIATIVA 29.03.25 PONTE IN VALTELLINA (SO) h. 20.30 –  AUDITORIUM BIBLIOTECA
agricoltura 4.0 e nuovi ogm… anche in Valtellina
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In questo tempo di GUERRA GLOBALE è importante ricordare che il comparto scientifico e tecnologico è parte integrante degli scenari di guerra ma, allo stesso tempo, ci viene mostrato come indispensabile in moltissimi aspetti della vita quotidiana rendendolo, agli occhi dei più, neutrale e utile al “progresso”. Le nuove tecnologie si insinuano così in ogni spazio vitale senza incontrare critiche o resistenze, riuscendo a sottrarre autonomia e capacità pratiche alle persone.

In VALTELLINA, già colonia interna per sfruttamento idroelettrico e turistico, questa propaganda tecnologica “verde e sostenibile” è molto in voga sia per il turismo sia per l’agricoltura. Come ogni settore anche agricoltura e allevamento vedono una espansione delle soluzioni tecnologiche: dopo la chimica arriva l’era di sonde, droni e app e i finanziamenti impongono sempre più questa direzione.

La propaganda green nasconde che il cosiddetto progresso tecnologico serve a sostenere i profitti delle solite multinazionali di agri-chimica e hi-tech impedendo sbocchi in senso davvero ecologico.
Alcune punti chiave per comprendere come si è arrivati fin qui:
– Nel 2020 la Commissione Europea pubblica la strategia “FARM TO FORK” (dalla fattoria alla tavola), che prevede l’introduzione di varietà animali e vegetali prodotte con le nuove tecnologie OGM NBTs, (anche chiamate “TEA” -Tecnologie di evoluzione assistita o “NGT”- New genomic techniques), e la ROBOTIZZAZIONE e DIGITALIZZAZIONE delle aziende agricole. Per essere fonte di reddito e profitto è però fondamentale smarcarsi dai vecchi OGM che avevano incontrato tanta opposizione. Gli enti di controllo e sicurezza alimentare EFSA e FDA (più volte accusate di conflitti di interessi) dichiarano le nuove NBTs equiparabili alle tecniche di selezione tradizionale.
– Nel 2018 la Corte di Giustizia Europea, in evidente contrapposizione, aveva già deciso di considerare le NBTs COME VERI E PROPRI OGM.
– In Italia il 30 maggio 2023 le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato, approvano all’unanimità un emendamento al “Decreto Siccità”, che liberalizza la SPERIMENTAZIONE IN PIENO CAMPO DI OGM.
– Il 5 luglio 2023 la COMMISSIONE EUROPEA presenta la proposta di legge per l’autorizzazione delle nuove tecniche di miglioramento genetico in agricoltura, distinguendole nettamente dagli OGM di vecchia generazione e scavalcando la già citata sentenza della Corte di Giustizia Europea.

L’abolizione dell’obbligo di tracciabilità e di pubblicazione delle modifiche genetiche di laboratorio consentirà di estendere l’applicazione dei brevetti a tutte le piante autoctone, derivate da selezioni contadine tradizionali. Il profitto, il controllo e la dipendenza dall’agro-industria sono la reale motivazione della svolta green, che finanzia la conversione verso robotizzazione, digitalizzazione e nuovi OGM.

Riteniamo importante affrontare ila questione della agricoltura 4.0 e dei nuovi OGM con il collettivo Terra e Libertà di Rovereto (TN) che da tempo si occupa di queste tematiche in modo critico, con l’obiettivo di confrontarsi per trovare metodi e azioni concrete di resistenza a questa trasformazione dell’agricoltura e al modello di mondo che prospetta.

ANTIAUTORITARI DI VALTELLINA

iniziativa contro mostra Corpo militare Alpini

Diffusione di manifesto di contestazione all’ennesima mostra propagandistica attuata dal corpo militare degli Alpini, a Colico (LC)

Marzo 2025

 

MILANO CORTINA 2026: OLIMPIADI DI GUERRA

MILANO CORTINA 2026: OLIMPIADI DI GUERRA – Milano Cortina 2026 è sempre più incombente, il procedere delle opere ha portato anche il primo operaio morto sul cantiere della tangenziale di Tirano.

In occasione di un incontro / confronto svoltosi a Ponte in Valtellina il 16 Novembre, con diverse realtà regionali, si è parlato di conseguenze dell’organizzazione del mega-evento, di trasformazione urbanistica di Milano, anticipata da sgomberi e gentrificazione, e di conversione della Valtellina a lunapark alpino.

In questa epoca di esten sione della guerra globale e di conversione di ogni settore a logiche belliche, ci sembra fondamentale rimarcare che la maggior parte degli atleti olimpici italiani (e non solo) sono ancora militari, come ai tempi della guerra fredda.

La logica di due pesi e due misure, comporta inoltre che, a differenza dei colleghi russi, gli atleti israeliani, che durante il sistematico genocidio del popolo palestinese, trovano modo di allenarsi nelle pause tra un bombardamento e l’altro, non sono mai stati esclusi dalle competizioni. Un ulteriore prova di come nemici e alleati, sanzioni ed embarghi dipendano dagli Stati e dai loro interessi nei diversi fronti di guerra.

Non solo la guerra del fronte esterno fa da sfondo all’appuntamento olimpico: il modello del mega-evento porterà con sé la militarizzazione forzata dei territori sul fronte interno della repressione. Ciò significa più controlli verso i cittadini comuni e un attenzionamento specifico e insistente nei confronti di chi legittimamente osa criticare o opporsi. Tutto questo viene agevolato, come se ce ne fosse bisogno, dalle normative sempre più stringenti in introduzione col DDL 1660.

Opporsi al mega evento Milano Cortina 2026 per noi significa quindi rifiutare il modello di mondo che porta con sé e di cui non vogliamo essere complici.

CON ISRAELE GLI EBREI HANNO TRADITO SE STESSI

CON ISRAELE GLI EBREI HANNO TRADITO SE STESSI – Il grande sbaglio degli ebrei? La fondazione di uno Stato esclusivamente per loro. Fino al 1948, anno della nascita di Israele, vivevano sparsi per il mondo “usando” gli Stati degli altri e quasi sicuramente dopo le tragedie dell’Olocausto, nessuno li avrebbe più infastiditi con l’eccezione di qualche imbecille da sempre in circolazione.

Un popolo senza patria, estraneo a dinamiche statali, eserciti, frontiere, burocrazie era la dimostrazione pratica che cultura e identità non necessitano di alcuno Stato. Prioritario era il senso della comunità, un arcipelago di comunità dove poter amministrare economia, esprimere cultura, politica e spiritualità in autonomia e libertà.

Lunga è la lista di intellettuali, artisti, scrittori, musicisti, medici, scienziati provenienti da queste comunità sparse soprattutto in Europa.

Estranei (per l’appunto) ad ogni stupido nazionalismo, notevole si è dimostrato il contributo al pensiero socialista, anarchico e rivoluzionario da parte di molti pensatori ebrei che dall’Ottocento ad oggi hanno saputo esprimere un forte pensiero critico contro l’affermazione del capitalismo e dell’autoritarismo colonialista e guerrafondaio degli Stati europei.

Lo Stato di Israele si è invece fatto conoscere fin da subito come un crimine contro l’umanità con l’espulsione di circa 800mila palestinesi delle loro case, costretti da allora a sopravvivere in campi profughi sempre più permanenti. Almeno fino ai giorni nostri. Nell’intento di erodere costantemente territorio ai residenti palestinesi si è affermata dal 1967 l’occupazione militare della Cisgiordania. Seguita da una politica di capillare invasione da parte di fanatici coloni ebrei intenzionati ad espropriare ogni spazio vitale della Palestina.

Da popolo senza patria ad un nazionalismo statalista e religioso, con Israele il mondo ebraico ha segnato un punto di svolta allineandosi al peggiore dei colonialismi occidentali. Non dimentichiamo il genocidio dei nativi americani, degli aborigeni australiani e di ogni altra etnia di Africa, Asia e Americhe.

Gli Ebrei Israeliani purtroppo hanno tradito se stessi, entrando a pieno titolo nel mondo Occidentale con le stesse dinamiche degli Stati europei che li hanno perseguitati nel corso dei secoli.

PER UNA ECOLOGIA DELLA MENTE

PER UNA ECOLOGIA DELLA MENTE – Il pensiero umano è in forte crisi di crescita. Siamo fossilizzati su idee e schemi mentali che da quasi due secoli condizionano l’esistenza di un’umanità ormai al crepuscolo.

Il moderno sistema tecnologico-industriale che stiamo vivendo è il prodotto finale di questa ideologia autoritaria fondata su colonialismo, guerre, disastri nucleari, nazionalismi, consumismo, distruzione ambientale, perverse economie di mercato, dove il profitto resta il valore dominante.

Questo sistema può avere un futuro?

L’infinito produttivismo industriale non può rallentare i suoi ritmi senza provocare maggiori terremoti sociali e sacche di povertà ancora più estese. L’immigrazione di massa, lo spostamento da Sud a Nord di milioni di persone è il segnale di una profonda crisi mondiale con povertà che aumentano vertiginosamente anche all’interno dei benestanti Paesi dell’Occidente.

L’attuale crescita continua dell’economia di mercato, oltre a concentrare Potere e ricchezze nelle mani di minoranze sempre più ristrette, ci sta portando al collasso ecologico, a società autodistruttive, a conflitti irrazionali. Le stesse guerre rappresentano una forte spinta all’economia, che entrerebbe in profonda crisi, senza la colonna portante dell’industria bellica.

Oggi viviamo una profonda crisi di valori: mancano punti di riferimento etici e visioni liberatorie nel rispetto di ogni forma vivente e di noi stessi, e questo ci rende tutti vittime e complici del profitto e dei suoi crimini. Siamo psicodipendenti da vecchi schemi mentali che impediscono l’evoluzione del pensiero umano nel miglioramento mentale della specie e nella soluzione dei gravi problemi che ci circondano.

Momenti di rottura contro il pensiero unico dominante si sono manifestati negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Movimenti sociali di matrice antiautoritaria, non privi di contraddizioni, sono entrati in scena mettendo in discussione le politiche nucleari, militariste, le devastazioni ambientali di un capitalismo sempre più vorace e la rigidità di un sistema fondato su principii gerarchicici inossidabili. Questa nuova onda è stata abilmente contenuta, recuperata, neutralizzata, e sconfitta con la repressione fisica, la potente disinformazione operata dai mass-media, la costante diffusione dell’eroina e, non ultima, la corruzione economica che ha inglobato molti contestatori negli apparati del sistema.

Non tutto però è andato perduto e l’idea viva di una nuova prospettiva esistenziale per l’intera umanità è venuta alla luce incrinando le certezze assolutiste dell’attuale sistema di dominio, totalitario, potente e apparentemente invincibile. E’ oggi un’idea minoritaria, quasi insignificante, ostacolata in tutte le sue espressioni, poiché al di là dei risultati concreti, di poche azioni e lotte antiautoritarie vincenti e di una miriade infinita di sconfitte, sono nate finalmente le basi per l’evoluzione del pensiero umano. Un pensiero critico. Un’ecologia della mente. Per togliere consenso, quotidianamente e in ogni luogo, all’apparato tecnologico, scientifico, culturale e politico attualmente al potere.

<<consigli di lettura>> → ACHTUNG BANDITEN! , Nautilus Edizioni

GLI ANIMALI NON FANNO LA GUERRA

Le notizie di bombardamenti e distruzione sono ormai all’ordine del giorno. Nonostante moti di indignazione e proteste, la vita quotidiana prosegue come sempre, e queste notizie diventano il sottofondo, il nuovo clima in cui viviamo. Si rischia, col tempo di farci l’abitudine. Tante sono le guerre, i genocidi, che non trovano posto tra le notizie.

Tanti sono i crimini in tempo di pace di cui quasi nessuno parla. La materia prima che rifornisce gli scaffali del supermercato globale arriva da allevamenti-lager e laboratori di vivisezione. E’ che si attua la violenza quotidiana contro i non-umani, gli altri animali.

Per giustificare il loro sfruttamento abbiamo stabilito distanze e eretto muri, tra noi e gli altri animali. Distanze che si assottigliano, quando consideriamo il destino che ci accomuna di fronte a piccoli e grandi eventi. Le catastrofi colpiscono tutti indifferentemente. Le esalazioni radioattive corrodono dall’interno i corpi, come a Chernobyl. Le alluvioni devastanti distruggono paesi e affogano anche le mucche stipate nei capannoni.

L e guerre condotte dagli Stati contro le popolazioni, colpiscono anche animali innocenti, totalmente estranei a qualsiasi pretesa egemonica.

Assistono, gli altri animali, al nostro affannarci nella distru-zione della natura, degli equi-libri, di interi territori.

Se la conta dei caduti delle guerre ci lascia senza fiato e non spazio ad altri pensieri, arriverà forse il giorno in cui riusciremo a guardare con occhi diversi a questi animali, così distanti e meno intelligenti.

Scopriremo di avere qualcosa da imparare, a partire dal semplice fatto che gli animali non la fanno, la guerra.

SEMPRE PIU’ AVIDI, SEMPRE PIU’ INFAMI

All’avidità non c’è confine. Centodieci paesi del Sud del Mondo propongono di tassare maggiormente (e giustamente) le multinazionali per i loro (ingiustificati) extra profitti.

Gerhard Haderer

Gerhard Haderer

In sede ONU, il 16 agosto, la proposta ottiene 44 astensioni e 8 voti contrari. Tra gli astenuti non poteva mancare l’Italia, in buona compagnia con il resto dell’Unione Europea.

Assolutamente contrari ad una maggiore tassazione Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, colonialisti di ma-trice anglo-sassone, con l’aggiunta di Giappone, Corea del Sud e Israele, Paesi da tempo acquisiti nell’area Occidentale e democratica.

Dietro l’ipocrita retorica delle nostre democrazie, ormai in avanzata fase di decomposizione, a tirare le fila restano i Poteri forti, le multinazionali, i militari e un’alta finanza capace di spostare virtualmente infinite quantità di denaro, in un abile gioco di prestigio a danno di tutti noi.