MILANO CORTINA 2026: OLIMPIADI DI GUERRA – Milano Cortina 2026 è sempre più incombente, il procedere delle opere ha portato anche il primo operaio morto sul cantiere della tangenziale di Tirano.
In occasione di un incontro / confronto svoltosi a Ponte in Valtellina il 16 Novembre, con diverse realtà regionali, si è parlato di conseguenze dell’organizzazione del mega-evento, di trasformazione urbanistica di Milano, anticipata da sgomberi e gentrificazione, e di conversione della Valtellina a lunapark alpino.
In questa epoca di esten sione della guerra globale e di conversione di ogni settore a logiche belliche, ci sembra fondamentale rimarcare che la maggior parte degli atleti olimpici italiani (e non solo) sono ancora militari, come ai tempi della guerra fredda.
La logica di due pesi e due misure, comporta inoltre che, a differenza dei colleghi russi, gli atleti israeliani, che durante il sistematico genocidio del popolo palestinese, trovano modo di allenarsi nelle pause tra un bombardamento e l’altro, non sono mai stati esclusi dalle competizioni. Un ulteriore prova di come nemici e alleati, sanzioni ed embarghi dipendano dagli Stati e dai loro interessi nei diversi fronti di guerra.
Non solo la guerra del fronte esterno fa da sfondo all’appuntamento olimpico: il modello del mega-evento porterà con sé la militarizzazione forzata dei territori sul fronte interno della repressione. Ciò significa più controlli verso i cittadini comuni e un attenzionamento specifico e insistente nei confronti di chi legittimamente osa criticare o opporsi. Tutto questo viene agevolato, come se ce ne fosse bisogno, dalle normative sempre più stringenti in introduzione col DDL 1660.
Opporsi al mega evento Milano Cortina 2026 per noi significa quindi rifiutare il modello di mondo che porta con sé e di cui non vogliamo essere complici.