Forse trent’anni fa qualche lettore di questi “fogli eRetici” non era ancora nato, altri erano troppo piccoli, mentre chi era già adulto, un po’ di memoria la potrebbe rispolverare, non solo riguardo ai bei ricordi della giovane età.
Tanto per cominciare, vivendo nel Novecento e nel Secondo Millennio l’euro non aveva ancora vampirizzato le nostre economie domestiche, il pianeta era meno inquinato e gli estremi eventi meteo non erano così frequenti e devastanti.
Tempi non eccezionali ma certo migliori, con i treni che discretamente funzionavano, automobili che viaggiavano con cilindrate più modeste, le Poste e la Sanità pubblica, pur a rilento, svolgevano le loro funzioni.
E’ vero, tutto era più rallentato e il tempo era meno tiranno, ci si telefonava di casa in casa o ci si vedeva in piazza e nelle comunicazioni non esisteva l’ansia del sapere e del conoscere nell’immediato quello che accadeva intorno a noi. Si era forse per questo meno indifferenti e meglio accul- turati, con scuole più serie e librerie maggiormente frequentate. Ogni problema burocratico pote-va essere affrontato parlando a viva voce con persone in carne ed ossa che qualche responsabilità se la dovevano assu-mere.
Insomma… ognuno ci metteva la faccia nelle sua azioni, senza bisogno di trasmetterle in mondovisione. Si era anche più pacifisti, convinti che NON esistessero guerre giuste.
E poi, ammettiamolo onestamente, questi ultimi trent’anni di modernità digitale, tra social, spid, smart, internet, I.A., e altro ancora ci stanno ingarbugliando l’esistenza con questioni semplici che diventano sempre più complicate. Tutto è ultraveloce, immediato, tracciato in tempo reale, ed è peggiorata la qualità della vita.
E allora? Allora cerchiamo di rallentare i ritmi salvando il salvabile, il territorio rimasto, i negozi superstiti, l’autentico artigianato residuo di un piccolo mondo antico in fase di estinzione. Limitiamo le nostre follie consumiste disertando il più possibile Amazon, la Grande Distribuzione, le carte di credito, la propaganda di guerra e tutto quanto di energivoro e autoritario ci circonda.
Almeno nel nostro piccolo, delle salutari forme di resistenza mettiamole in campo con soddisfazione, poiché indifferenza e rassegnazione sono un veleno quotidiano che uccide la nostra umanità di morte lenta.