Le notizie di bombardamenti e distruzione sono ormai all’ordine del giorno. Nonostante moti di indignazione e proteste, la vita quotidiana prosegue come sempre, e queste notizie diventano il sottofondo, il nuovo clima in cui viviamo. Si rischia, col tempo di farci l’abitudine. Tante sono le guerre, i genocidi, che non trovano posto tra le notizie.
Tanti sono i crimini in tempo di pace di cui quasi nessuno parla. La materia prima che rifornisce gli scaffali del supermercato globale arriva da allevamenti-lager e laboratori di vivisezione. E’ lì che si attua la violenza quotidiana contro i non-umani, gli altri animali.
Per giustificare il loro sfruttamento abbiamo stabilito distanze e eretto muri, tra noi e gli altri animali. Distanze che si assottigliano, quando consideriamo il destino che ci accomuna di fronte a piccoli e grandi eventi. Le catastrofi colpiscono tutti indifferentemente. Le esalazioni radioattive corrodono dall’interno i corpi, come a Chernobyl. Le alluvioni devastanti distruggono paesi e affogano anche le mucche stipate nei capannoni.
L e guerre condotte dagli Stati contro le popolazioni, colpiscono anche animali innocenti, totalmente estranei a qualsiasi pretesa egemonica.
Assistono, gli altri animali, al nostro affannarci nella distru-zione della natura, degli equi-libri, di interi territori.
Se la conta dei caduti delle guerre ci lascia senza fiato e non dà spazio ad altri pensieri, arriverà forse il giorno in cui riusciremo a guardare con occhi diversi a questi animali, così distanti e meno intelligenti.
Scopriremo di avere qualcosa da imparare, a partire dal semplice fatto che gli animali non la fanno, la guerra.