Arrivano a ondate dal venerdì pomeriggio a sera inoltrata. Ripassano la domenica in un lungo, continuo ed infinito serpentone di automobili nel ritorno verso la metropoli e i suoi dintorni. Non ci portano la peste come i mercenari lanzichenecchi che attraversarono la Valtellina nel 1630 ma l’inquinamento da gas di scarico non è da poco. In quanto a devastazione questo turismo di massa mordi e fuggi, usa e getta, non fa sconti alle nostre vallate già abbondantemente deturpate da impianti idroelettrici e linee dell’alta tensione. Nuove gallerie, tangenziali, svincoli e quell’insieme di opere utili ad una maggiore viabilità sono la risposta amministrativa a questo periodico esodo turistico. Diminuendo i tempi di percorrenza aumenta inevitabilmente il traffico, asfaltando sempre più il fondovalle ormai invaso da una miriade di capannoni stile Brianza spuntati come funghi. E’ una moderna forma di colonialismo fondata sulla speculazione di chi, economicamente benestante, si sente padrone del mondo. Ceti medi in ascesa, piccola e grande borghesia, arricchiti dell’ultima ora, danno cosi l’assalto a Bormio, a Livigno, ai luoghi del lusso artificiale, occupando seconde case, alberghi e appartamenti in palazzi cittadini trapiantati in alta montagna. L’Aprica è un esempio indicativo. La peste del profitto, dove tutto è mercato, ha contaminato anche i nostri territori e i suoi abitanti a causa di una Milano capitale della speculazione immobiliare e finanziaria, con un alto numero di abitanti impossibilitati a vivere una casa con affitti sempre più esosi e insostenibili. Abitare nell’hinterland e spostarsi a Milano per lavoro è ormai una scontata realtà per quelle decine di migliaia di persone che difficilmente potranno permettersi un fine settimana di lusso organizzato, nelle nostre Alpi. Territori deturpati, consumo di suolo, traffico congestionato, costi lie- vitati sull’onda turistica, prezzi in vertiginoso aumento per abitazioni troppo spesso affittate per brevi periodi sono i principali svantaggi con cui fare i conti. Non dimenticando il pessimo modello culturale che passa attraverso il consumismo monetario; nel rapporto esclusivamente mercantile tra turisti e abitanti del luogo. Per chiudere il cerchio ci mancavano le Olimpiadi invernali 2026, i dannosi fondi del PNRR e un mondo asettico, digitale e altamente energivoro. Ai lanzichenecchi della Borsa di Milano non importa preservare i paesaggi e i delicati ecosistemi di montagna. Tra un affare e l’altro, nel tempo libero, non hanno problemi a invadere le nostre vallate con i loro potenti SUV, mentre a noi, anche questa estate, con la ferrovia Tirano-Colico interrotta per infiniti lavori, ritoccherà restare senza treno.
I moderni Lanzichenecchi sono benestanti e vengono da Milano –
Luglio 22nd, 2024 | General