02 GIUGNO 2025 – A Lecco Corteo 2 Giugno Antimilitarista Antifascista Antisionista
c’eravamo e abbiamo diffuso questo testo:
SE SUONANO LE SIRENE
DELLA PROPAGANDA DI MILANO-CORTINA 2026
TU DISERTA!
Lo Stato si mobilita per la guerra e la militarizzazione in ogni ambito, sfruttando anche i Grandi Eventi, tra cui le Olimpiadi Milano Cortina 26.
In questo periodo di guerra permanente e globale ci sembra fondamentale ricordare che la maggior parte degli atleti olimpici sono militari. Gli atleti israeliani, che nelle pause del genocidio automatizzato contro il popolo palestinese, trovano il tempo di allenarsi, non sono mai stati esclusi dalle competizioni, a differenza dei colleghi russi. Un piccolo esempio di come “buoni e cattivi”, nemici e alleati, sanzioni ed embarghi, dipendano solo dagli interessi economici e militari degli Stati nei diversi fronti di guerra. Se la questione dei militari olimpici ci rimanda al fronte di guerra esterno, sul fronte interno il modello del grande evento porterà con sé una forte militarizzazione del territorio e aumento della repressione: più controlli generici ma soprattutto indirizzati verso chi critica e si oppone. Tutto questo agevolato, come se ce ne fosse bisogno, dalle normative sempre più stringenti in materia di controllo sociale.
Opporsi al mega evento Milano Cortina 2026 per noi significa quindi rifiutare il modello di mondo che porta con sé e di cui non vogliamo essere complici. Non vogliamo olimpiadi più trasparenti od opere fatte in un modo diverso da quello proposto: siamo contro le olimpiadi in quanto mega-evento che replica e porta avanti un modello di mondo che noi vogliamo combattere. Per queste ragioni ci sembra importante ribadire che intendiamo essere il granello di sabbia che prova a inceppare l’ingranaggio olimpico e i meccanismi che lo sostengono, dalla digitalizzazione al militarismo.
Il militarismo è diventato parte imprescindibile dell’evento olimpico: lo dimostrano non solo i militari-atleti, ma anche l’avvento di Leonardo SPA come sponsor e premium partner, incaricato di allestire avanzate tecnologie di comunicazione per la “sicurezza” attorno alla manifestazione. Cingolani,
amministratore delegato e direttore generale di Leonardo SPA, dichiara: “Leonardo sostiene un progetto che rafforza a livello internazionale l’immagine del paese, promuovendo i valori universali dello sport. Siamo orgogliosi di portare il nostro know-how e la nostra esperienza”. Parole che non possono farci dimenticare la mission aziendale di Leonardo di esportazione di repressione, guerra e morte in tutto il mondo.
Il Mega evento è una ennesima occasione di propaganda militarista, che promuove l’immagine di militari criminali e guerrafondai come benefattori. Infatti il 23 Maggio 2025, è stato firmato il protocollo di intesa tra Fondazione Milano Cortina e Associazione Nazionale Alpini, riguardo il quale i promotori scrivono: “gli alpini, da sempre simbolo di attenzione e solidarietà ai territori, porteranno la loro esperienza e il loro spirito di servizio per contribuire alla riuscita della manifestazione“. Come sempre il volto buono delle penne nere che cerca di ripulire anni di sangue e guerre, stupri e assassini in tutti i fronti di guerra passati e recenti.
Tutto questo non ci stupisce: la democrazia è costruita su confini blindati e CPR, campi di concentramento per permanenza e rimpatrio; sulla trasformazione dei problemi sociali in questioni di sicurezza; sulla repressione delle lotte con indagini per terrorismo (270bis) affibbiate a chi pubblica scritti scomodi; sui processi in tutta Italia a compagni/e che hanno lotta al fianco di Alfredo Cospito contro 41 bis ed ergastolo ostativo: regime di tortura democratico dentro il quale Alfredo è tutt’ora recluso insieme ad altri 700 detenuti. Tutto questo è democrazia ed è realizzato da governi di ogni colore. Lo Stato è guerra!
Il sostegno del genocidio palestinese ha reso solo molto più esplicito tutto ciò, sia attraverso la vendita di armi e l’appoggio politico a Israele, sia mediante la costante propaganda sionista, con i media mainstream che cercano di silenziare la partecipata solidarietà al popolo palestinese. L’ultimo esempio di pochi giorni fa anche in Valtellina, è stata la cancellazione in tempo di record delle scritte in sostegno ai palestinesi apparse lungo il percorso del Giro d’Italia.
Ribadiamo che la democrazia non è il migliore dei mondi possibili, e neppure il meno peggio: non crediamo nei partiti e nella delega, ma nel protagonismo diretto delle lotte.
Se ci vogliono pronti e pronte per lo sfruttamento turistico e per la guerra, anche grazie a Milano-Cortina 2026,
noi disertiamo!!!!
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25 APRILE 2025 – IN PIAZZA A SONDRIO
c’eravamo per portare contributi “dal basso”: la Resistenza continua, al fianco dei popoli in lotta e del popolo Palestinese. Non commemorazioni fatte di vuota retorica, ma presenza attiva sui territori, sempre.
25 Aprile Antimilitarista
Il 25 Aprile è una data-anniversario adottata per celebrare la “liberazione” dal nazi-fascismo. Nella retorica che accompagna ogni celebrazione istituzionale, utile alla propaganda progressista e democratica, si omettono diversi dettagli non trascurabili. Primo fra tutti il riciclo di personaggi fascisti all’interno delle istituzioni “libere” repubblicane: l’esempio più famoso è forse Marcello Guida, capo del confino di Ventotene e questore a Milano, quando la pista anarchica per piazza Fontana portò all’assassinio di Pinelli, anarchico ed ex staffetta partigiana. Allo stesso modo leggi del ventennio vennero mantenute per continuare la persecuzione del dissenso interno contro l’autoritarismo statale. È importante ricordare i molti processi contro partigiani e ribelli nel primissimo dopoguerra. Infine, si omette consapevolmente, poiché non utile alla “narrazione della liberazione”, che la resistenza continuò, su alcuni territori, attraverso gruppi che non volevano arrendersi a quelle che consideravano vuote promesse democratiche, e non il reale cambiamento che li aveva portati a combattere per un mondo diverso.
Il Potere può trasformarsi nell’aspetto, ma è per definizione autoritario.
Infatti, continua, ancora oggi, a detenere il monopolio della violenza con le modalità più disparate: repressione dei manifestanti indocili prima con i fermi in piazza e poi con la propaganda mediatica della divisione in manifestanti buoni e cattivi, processi politici, carceri, campi di concentramento per migranti (prima CIE ora CPR), l’appoggio diretto alle guerre coloniali Nato con le basi sparse su tutto il territorio nazionale, il militarismo, la distruzione dei territori con grandi opere e mega eventi. Presto arriverà a reintrodurre l’energia atomica con le centrali nucleari per sostenere le esigenze energivore di un mondo digitalizzato e in guerra con il vivente.
LO STATO È INNANZITUTTO GUERRA.
GUERRA INTERNA. Il recente Decreto Sicurezza inasprisce pene e repressione verso chi osa manifestare dissenso, ma non è una questione di colore del governo in carica, perché lo Stato italiano, con ogni governo, da anni reprime, censura, chiude pubblicazioni e giornali, persegue chi porta avanti con determinazione idee di libertà e lotta contro l’autoritarismo. Le tecnologie rendono il controllo sempre più pervasivo: le città sempre più piene di occhi meccanici in nome della sicurezza e del decoro.
GUERRA ESTERNA. La corsa al riarmo, chiamata dall’Europa, è sostenuta dagli Stati. Il
genocidio digitalizzato in Palestina ci mostra il vero volto della IA e delle tecnologie “neutrali e utili”. La guerra tra Ucraina/Nato e Russia, con altissimi costi umani da entrambe le parti, una sempre maggiore diserzione dei fronti di guerra, diventa qui un pretesto emergenziale sia per potenziare una produzione bellica mai sopita, sia per spingere ad una accettazione del clima bellico e militarista e preparare i soldati del futuro. Nella piazza del ReArm Europe di poche settimane fa abbiamo visto unito il fronte della sinistra progressista, dei sindacati confederati, di associazioni…. spesso gli stessi che parleranno oggi dai palchi del 25 aprile istituzionale, magari paragonando la resistenza del passato, al riarmo per difendersi da una invasione inventata?
A CHI SERVE LA LOGICA DEL RIARMO? Ai governi occidentali che allungano le mani sulle materie prime degli altri paesi per reperire le risorse fondamentali per digitalizzazione e Intelligenza Artificiale, impiegate a loro volta nei conflitti armati: le stesse tecnologie, sempre più invasive, che ci vengono vendute come “soluzioni ecologiche green” per ogni aspetto della vita: lavoro, turismo, agricoltura. Serve anche alla propaganda autoritaria di destra e di sinistra, che apprezza il rigore del militarismo delle scuole private militari, il cameratismo nei campi estivi per bambini organizzati dall’Associazione Nazionale Alpini, anche in Valtellina, le forze armate in cattedra nelle Scuole di ogni ordine e grado, le alternanze scuola/lavoro in caserma: tutte fabbriche di ragazzi/e sacrificabili per la Patria.
COSA VUOL DIRE RESISTENZA OGGI? Vuole dire, a nostro parere, mobilitarci contro il militarismo in ogni sua forma, attivamente e concretamente nei nostri territori. Contro le fabbriche che producono per la guerra, che siano tecnologie o proiettili, contro le spese militari che sottraggono risorse alla sanità, manifestando apertamente il dissenso, smascherando la propaganda militaresca in ogni ambito, scuole, manifestazioni, parate, togliendo i propri risparmi dalle banche che investono nelle armi.
RESISTENZA NON È PACIFISMO VUOTO,
MA AZIONE ANTIMILITARISTA!
La vera resistenza in questa epoca di guerra globale e permanente è la diserzione da ogni esercito nazionale, sabotando il fronte a noi più vicino, quello della Nato, sostenendo invece i popoli che lottano, dalla Palestina al Rojava, per la propria autodeterminazione con ogni mezzo necessario.
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25Aprile25 ResistenzE e LiberazioniberazionI
La data del 25 Aprile ha assunto nel tempo, per alcune persone, una connotazione molto più ampia e complessa rispetto all’originale “celebrazione della Liberazione dal nazi-fascismo”. Oltre la commemorazione della Resistenza Partigiana, è divenuta negli anni l’occasione per una rivendicazione pubblica delle nuove resistenze dell’oggi: nel lavoro, per i diritti, per l’uguaglianza. Tante lotte diverse contro l’oppressione, l’ingiustizia e un fascismo che si ri-manifesta con altri nomi e in altre forme. Se davvero oggi vogliamo avere l’obiettivo di una liberazione, che non sia parziale, ma che unisca tutte le istanze, non possiamo prescindere dal considerare lo sfruttamento di tutti gli oppressi: il concetto di libertà non può continuare ad essere relegato al solo ambito umano, perché una libertà parziale non è vera libertà. Parafrasando M. Bakunin: “non posso dirmi davvero libero fino a che tutti gli esseri viventi che mi circondano, sono ugualmente liberi”.
Osservando le immagini dell’Olocausto spesso ci si chiede: com’è potuto accadere? Che cosa ha generato questo odio nei confronti di ebrei, rom e sinti, oppositori politici, afro-tedeschi, persone gay o disabili? Sintetizzando al massimo useremo una sola parola: razzismo. Razzismo è quel principio che discrimina le persone sulla base della loro etnia, colore della pelle, religione o cultura, appartenenza politica. Questo ha portato in passato, e tuttora porta, alla negazione dei diritti umani fondamentali di molte persone e spesso è alla base di conflitti e violenze. All’inizio del ‘900 il razzismo era diffuso in tutto l’Occidente, giustificato dalla scienza ufficiale dell’epoca, e condiviso dalla maggior parte delle élite culturali di tutti i paesi sviluppati, che volevano continuare a sfruttare manodopera schiavizzata nelle colonie di mezzo mondo. L’obiettivo del “miglioramento della razza” spinse governi di diversi Paesi ad adottare politiche di sterilizzazione forzata di disabili, poveri e “delinquenti”. Ad esempio negli U.s.a. tale pratica sarebbe proseguita fino agli anni ‘70. Il regime nazista andò oltre, organizzando un intero apparato tecnico per creare la pura razza ariana, prevedendo scientificamente lo sterminio delle categorie che giudicava impure e dannose.
Primo Levi, scampato al campo di Auschwitz, nell’opera I sommersi e i salvati, parla di chi in un certo modo era corresponsabile: di chi voleva non vedere quello che succedeva vicino alla sua abitazione dove avvenivano lavori forzati o arresti.
O ancora di come alcuni cittadini andassero a fornirsi di capi di vestiario e calzature a poco prezzo, sottratte ai prigionieri, dai magazzini collegati ai campi di sterminio: per loro era solo un acquisto comodo e conveniente! Quante volte ancora oggi con indifferenza riempiamo i carrelli della spesa non curanti di cosa sta dietro lo sfruttamento della produzione di merci e corpi?
Riteniamo che oggi sia necessario estendere il concetto di libertà includendo anche le altre specie che subiscono una forma di razzismo più invisibile e socialmente accettata, definita specismo, in cui la specie umana proclamandosi superiore opprime tutte le altre specie. Nel caso del razzismo nazista lo scopo era l’eliminazione di alcune categorie, nello specismo invece si vuole moltiplicare all’infinito la produzione di corpi di altri animali per trarne un guadagno economico, per carne, uova latte e formaggi, per testare con la vivisezione cosmetici, medicinali e veleni: assimiliamo un pregiudizio infondato così da poter discriminare gli altri animali e farne ciò che vogliamo. La presunta superiorità umana ci fa sentire legittimati a poter discriminare gli altri animali e farne ciò che vogliamo.
Per secoli abbiamo interiorizzato la visione specista, creando una categoria mentale degli animali=sub-umani. Ecco perché i Nazisti definivano gli Ebrei come “topi infestanti” da eliminare; ecco il ministro Israeliano che chiama i palestinesi “animali umani”, per giustificare il genocidio in atto a Gaza, ecco il presidente Usa, appena insediato, che dice dei migranti “non sono persone, ma animali”.
Il 25 aprile serve a ricordare che la lotta per la liberazione umana è ancora ben lontana dall’essere conclusa e che quella per la liberazione animale purtroppo non è nemmeno cominciata.
Contro laContro ogni oppressione, per la liberazione totale, per la LIBERAZIONE ANIMALE!
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PICCOLE COSE
Spunta qua e là tra i sassi della strada
qualche ciuffetto d’erba e qualche stelo,
vi brilla su una goccia di rugiada,
e in quella goccia si riflette il cielo.
Se guardi bene le piccole cose
trovi le grandi, le meravigliose.
Lina Schwarz
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SI MA VOI… COSA PROPONETE? QUAL’E’ LA VOSTRA SOLUZIONE?
Spesso si pretende automaticamente che chi avanza un ragionamento critico frutto di approfondimento, sia deputato a dare le soluzioni immediate, consistenti in proposte concrete per risolvere problemi generali.
Insomma se osi sollevare dubbi e dire che qualcosa non torna: “e tu cosa proponi al posto di questo!?!”.
Le eventuali proposte avanzate, andrebbero poi vagliate insieme a quelle “istituzionali”, per confrontarne l’efficacia, in rapporto a costi e benefici, la realizzabilità secondo parametri predefiniti, e soprattutto considerando l’intoccabilità del presente sistema tecnologico ed economico, del margine di guadagno per i soggetti finanziatori, dei rapporti di forza sociali vigenti. Va mantenuta intatta la struttura dello lo status quo. Altrimenti la proposta è scartata a priori. Presupporre un cambio di paradigma comporta di essere tacciati quali utopisti.
Le soluzioni istituzionali che sono esposte con diversi scenari nelle ricerche e negli studi previsionali, si basano su dati rilevati, peraltro spesso adattabili in funzione dell’obiettivo, e puntano ad analizzare fonti energetiche alternative, nuove tecnologie, nuove prospettive sui consumi…
Infine, i report sono sottoposti al Legislatore, e scaturiscono in politiche energetiche, con leggi di obbligo e divieto, a cui le popolazioni si devono uniformare. Questo processo avviene, con diversa intensità impositiva, sia in regimi dittatoriali sia in quelli democratici. In ogni caso la competenza è spesso una maschera del carattere antidemocratico del monopolio sulle decisioni politiche.
Ma se questo è il processo decisionale: noi non siamo adatti a dare soluzioni. In parte perchè non abbiamo i requisiti di competenze, di raccolta dati, ma ancor prima perché non possiamo per indole, storia personale e prospettive, metterci nei panni del tecnico-scienziato o del politico impos(i)tore. Le risposte che riteniamo valide, possono arrivare solo a patto di abbandonare questo sistema socio/economico/produttivo: tali risposte devono partire dal basso, essere condivise nelle comunità fin dalla loro formulazione, i cui mezzi e effetti siano controllabili dalle comunità stesse, i cui rischi associati non comportino la messa in discussione dell’esistenza libera della comunità stessa, della vita sulla terra, della conservazione degli ecosistemi.
Queste risposte non si possono esaurire nel ritiro delle comunità in isole felici con la presunzione di salvarsi dal contesto globale degenerato. I bracci meccanici del produttivismo tecno-scientifico arrivano dappertutto e tutto intaccano direttamente, inglobando e assimilando, e indirettamente, con depredazione di risorse, contaminazione di nuovi orizzonti del mercato (la colonizzazione dei corpi con le medicine a mRna, il monopolio degli o.g.m.). Il sistema tecno-economico non vede limiti o confini.
Pertanto, la domanda “quale soluzione proponete?” non può avere una risposta immediata “mordi e fuggi” (da un talk show) in quanto è la domanda stessa a presupporre un soggetto delegato di ogni conoscenza, interesse, potere. La risposta si fa ‘facendosi’, mettendosi in gioco, ciascuno sentendosi parte responsabile della ricerca di soluzioni.
Può apparire un discorso facile e sviante dalla domanda, ma mi chiedo se le risposte date dal sistema politico negli ultimi 50 anni, abbiano frenato la devastazione ambientale e della salute collettiva, abbiano prevenuto dalle nocività e dalla proliferazione di armi e in generale di rischi globali. Ricordo (caso emblematico) la presunta “prevenzione” da ceppi pandemici che viene portata avanti dalla ricerca militare, proprio creando anticipatamente ceppi geneticamente potenziati con la tecnica di gain of function, a scopo di studio (e fuga da laboratorio?).
Così procedendo si sta sempre un passo indietro ad un nuovo rischio ancora più grande, resta solo da scegliere quale: pandemie artificiali, Intelligenza artificiale, O.g.m. incontrollabili e monopoli privati su tutto il vivente.
La risposta è resa chiara dai fatti: sicuramente non questo!
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UN PENSIERO PORTATO IN PIAZZA A SONDRIO
Il green pass è facoltativo, come lo era la tessera del partito fascista. Dal 1938 la mancanza di iscrizione al partito comportava l’impossibilità di accesso al lavoro e pesanti sanzioni per quegli imprenditori che avessero deciso di assumere un dipendente che era sprovvisto della tessera fascista. Guarda caso era verde anche quella.”
Antiautoritari di Valtellina
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TUTTA COLPA DEI NO PASS!
– La distruzione della sanità pubblica territoriale a favore di quella privata?
– La malagestione della pandemia, i malati spostati nelle Rsa? (delibera della giunta Lombarda la numero – XI/2906, 8 marzo 2020)
– Il clima di paura e terrore diffuso mediaticamente: traumi psicologici diffusi e caccia all’untore?
– Tutto chiuso, fabbriche aperte, decide Confindustria: il contagio in fabbrica non si diffonde?
E ancora…
– L’opera faraonica mediatica inutilizzata dell’Ospedale in Fiera?
– Sperpero di soldi pubblici per la fornitura più costosa di camici di moglie e cognato?
– Lucro della vendita di mascherine certificate false?
I responsabili hanno nomi e cognomi. Non serve fantasia. I responsabili sono Istituzioni, Governo nazionale e locale, i gestori
del potere politico.
Le vittime, dall altra parte, tra sanitari e popolazione ’ tutta, sono costrette a subire ordinanze, decreti, degenze e decessi.
In questo clima pericoloso meglio creare un nuovo nemico pubblico, che sia allo stesso tempo abbastaza definito e piuttosto vago.
ABBASTANZA DEFINITO: persone che scendono in piazza con coraggio sfidando insulti e manifestando…
e PIUTTOSTO VAGO: di modo che il primo pirla di estrema destra che si infiltra sbraitando per troneggiare, viene usato dai media come rappresentante di una
organizzazione in realtà spontanea, popolare, apartitica.
Come al solito, si ricorre alla narrazione di una emergenza infinita, con sacrifici e restrizioni sempre nuove e sempre per gli altri, che dividono, discriminano e creano presunti nemici, utili a distrarre la pubblica opinione dai veri responsabili.
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OBIETTIVI DISATTESI E COSE GIA’ VISSUTE
(ecologismo – ambiente – movimento fridays for future)
L’obiettivo conclamato delle manifestazioni per il clima è quello di convincere i leader politici ed i governi a prendere in considerazione le ricerche scientifiche su inquinamento e cambiamento climatico. Appare sempre più evidente che gli appelli alle istituzioni sono vani. Si assiste invece alla diffusione mediatica di messaggi “green”, e per assurdo, si ottiene ottiene anche il sostegno morale da parte delle stesse istituzioni. Media, leader politici, e infine… multinazionali che indossano la verde veste e tentano di insinuarsi e fare da “capofila” nelle rivendicazioni a tutela dell’ambiente promuovendo stili di vita corretti e presunte produzioni senza impatto.
Chi ha memoria storica avrà un deja-vu nell’assistere a questo tentativo malcelato del sistema economico e politico di riassorbire rivendicazioni radicali trasformandole in istanze controllabili, inquadrate, a cui potrà essere data una risposta nell’unica lingua conosciuta dal Capitale: nuovi prodotti (bio, biodegradabile, burger vegetali, carburante green) e nuove tecnologie (batteri mangia plastica, carne in laboratorio, fonti rinnovabili), comunque tutte emanazioni dello stesso mondo economico che causa questa crisi. Quello in atto è solo un tentativo di rinnovamento del sistema economico, che si premura di garantirsi una nuova sponda di acquirenti e consumatori, siano privati cittadini sensibili all’ambiente o ‘istituzioni illuminate’, convinte di investire bene in soluzioni tecnologiche avveniristiche.
Quale è la nostra risposta? Per lo più esultanza e speranza! Crediamo di aver ottenuto soluzioni concrete dalla ricerca scientifica, ma si tratta solo di risposte pronte e confezionate. E ci illudiamo di questa facile risposta, dimenticando che il mercato non funziona nell’interesse comune, ma per il profitto di pochi, che il mercato non agisce per sostituzione, ma per ‘affiancamento’: la Democrazia Del Consumo ripone sullo scaffale del supermercato globale i nuovi prodotti green a fianco dei vecchi inquinanti che continuano a coesistere: le vecchie bistecche di manzo, le vecchie auto a diesel, l’energia da carbone e nucleare, petrolio e metano. Sfatiamo un mito: le fonti energetiche rinnovabili non sono alternative ma complementari a quelle più inquinanti e servono ad ampliare il parco energetico, necessario all’incremento di domanda di energia che alimenta la famosa crescita infinita! In Italia, stando ai dati disponibili di settembre 2019 è avvenuto il famoso disaccoppiamento (decoupling), ma al contrario: aumentano le emissioni a fronti del Pil che cala.
“l’ambientalismo senza lotta di classe è semplicemente giardinaggio” (chico mendes)
Le diseguaglianze non riguardano solo l’accesso alle risorse ma rispecchiano nei consumi e nelle emissioni inquinanti.
Anche un discorso riduzionista sulle emissioni, non può prescindere delle disparità economiche e sociali esistenti.
I cambiamenti climatici avranno conseguenze critiche soprattutto su aree ove vivono fasce più povere della popolazione mondiale, causando migrazioni e conflitti sociali.
Il 10% più ricco del pianeta produce il 49% dell’inquinamento mondiale, in questo 10% ci siamo noi. Cambiamento climatico e ingiustizia sociale sono due problemi indissolubili.
Non esiste ecologismo senza critica dell’attuale ordine economico mondiale.
Immagine dal report di Oxfam, “Extreme Carbon Inequalities”, 2015
E allora… che facciamo?
Innanzitutto possiamo scegliere di diventare più indipendenti dalla grande distribuzione (GDO), possiamo adottare in piccolo e in condivisione azioni dirette che partono anche da semplici tecniche di coltivazione e autoproduzione. Possiamo puntare al riuso, recuperarando pratiche e conoscenze, privilegiare l’utilizzo di oggetti su cui abbiamo abilità di intervento per riparazione.Possiamo rinunciare a ‘cose’ meno necessarie e superflue, e a bisogni indotti. Ma, di certo riduzione dei consumi e autoproduzione non sono la risposta definitiva, perché finché un intero sistema energivoro continuerà a reggersi in piedi nessuna scelta individuale per quanto radicale è in grado di evitarci la catastrofe.
Per essere veramente indipendenti da questo sistema l’autoproduzione è un buon primo passo, ma acquisisce un vero significato solo se accompagnata dalla critica radicale e dalla messa in discussione concreta di tutto ciò che mina la salute della terra e quindi anche la nostra libertà.
A livello locale l’interesse per l’ambiente sembra limitarsi al ritorno economico che dà il turismo, e nonostante questo la Valtellina si denota negativamente per il cemento dei capannoni sparsi per tutta la Valle e le costruzioni immobiliari dissennate. Le principali arterie di asfalto che percorrono l’intera Valle sono le uniche vie degne di potenziamento, prioritariamente a tutela della propensione turistica fatta di turismo mordi e fuggi, prendi la sagra e scappa! Cosa dire dell’esaltazione diffusa per le venture Olimpiadi Invernali del 2026 con il seguito di nuovi investimenti infrastrutturali e turistici: l’esempio degli scempi precedenti (es. nel Torino 2006) potrebbe fare da monito… Un altro fiore all’occhiello della Valtellina è l’allevamentofabbrica di bestiame per ottenere carni e formaggi, anche se oggi sappiamo che l’allevamento è il settore tra i più impattanti per consumo di risorse e emissioni. Come si concilia infine, la difesa della vita selvatica, sostenuta spesso con petizioni, la difesa dei boschi (che le ‘nostre foreste’) e degli ecosistemi, con una caccia (sport???) che si auspica sempre più aperta? La caccia porta morte per definizione, e diffonde inquinamento da piombo con conseguenze a catena: la caccia è la manifestazione più evidente dell’atteggiamento dell’Uomo che procede con incedere devastante incurante di vita, ambiente, natura.
Come si vede, possiamo avere anche noi nel nostro piccolo diverse questioni degne di attenzione.
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ADIL UCCISO DAL PROFITTO!
Il 18 giugno 2021, durante lo sciopero nazionale della logistica, Adil Belakhdim, 37 anni, coordinatore dei Si Cobas di Novara è stato investito e ucciso da un camion davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, nel Novarese. Alla Lidl è in corso una delle tante lotte nel comparto della logistica.
In pochi giorni sono aumentati gli episodi di violenza da parte dei padroni verso i lavoratori, prima con l aggressione ai lavoratori ’ FedEx nel Lodigiano poi con quella al presidio dei lavoratori davanti alla Texprint di Prato. Inoltre sempre più spesso polizia e carabinieri intervengono con cariche e pestaggi e coprono le aggressioni da parte di gruppi organizzati assoldati dal padrone di turno.
Adil Belakhdim non è il primo lavoratore ucciso in questo modo: nel 2016 fu Abd Elsalam Ahmed Eldanf, a essere morto schiacciato da un tir mentre partecipava ad un picchetto davanti alla GLS di Piacenza.
In questi anni, le lotte autoorganizzate con i sindacati di base dei facchini dei tanti magazzini e centri di smistamento merci hanno portato a diverse vittorie, riuscendo a spezzare la cappa della paura, della rassegnazione e del ricatto legato al rischio della perdita del permesso di soggiorno in caso di licenziamento. La crescente violenza padronale verso i lavoratori è la risposta a queste giuste proteste.
I magazzini di raccolta e distribuzione delle merci sono centri nevralgici per la Grande distribuzione Organizzata e per il commercio on line (Amazon e simili): spesso il Consumatore che va a fare la spesa al supermercato non sa nulla di questi luoghi, che risultano invisibili così come invisibile rimane lo sfruttamento di chi ci lavora. Siamo vicini e solidali alle lavoratrici e ai lavoratori che lottano a fianco di Adil, alla sua famiglia e a tutti i lavoratori e lavoratrici sotto attacco a causa delle lotte che stanno portando avanti.
Se la vita di un giovane uomo, lavoratore e padre, vale meno di una consegna merci e del mero profitto, allora dobbiamo iniziare a interrogarci a fondo su quali siano oggi le priorità nella nostra società e nelle nostre vite.
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TORNARE
quante storie
sulle motivazioni
e sui perchè
scopo e fine senza fine
ci vorrebbe meno testa
e più cuore
come un animale
che agisce il presente
ma poi bisogna capire
per non commettere l’errore
di generalizzare
di fare confusione
e allora è giusto pensare
conviene comunque ragionare
metterci la testa
e studiare
ma qual’è il limite
del vagare col cervello
in un mare indistinto
per trovare il vero
il vero vero
chi lo può raggiungere
a volte è necessario staccare
e lasciare andare
ma non si può mollare
perchè ogni idea
contributo, impegno mancato
è qualcosa di perso e irrecuperabile
la nausea che torna
nel vedere il reale
che non combacia affatto
con ciò che sarebbe giusto
e allora giusto è tornare
come un animale
al cuore pulsante
del bosco
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IL TEMPO NELLE COSE
Com’è importante il tempo delle cose,
com’è importante il tempo nelle cose.
Importante è la storia dietro l’oggetto di uso comune, che fu un’idea, uno strumento, una ricchezza,
un miglioramento, una presenza, un aiuto, un invito. Ora un ricordo, un precursore, una
testimonianza, un monito.
Importante è il momento in cui fare, in cui agire, in cui mettere in pratica. Non prima, non dopo,
proprio ora.
Importante è il tempo dell’attesa, del riposo, della fermentazione.
Solo così le idee, davvero, diventano azione.
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